lunedì 13 ottobre 2008

Quattro giorni a Parigi (in quattro)

Un'immagine della Senna, Parigi.


Quest'anno, alla fine di agosto, siamo stati a Parigi. Dico siamo perché insieme a me e mio marito sono venuti i nostri due figli, ormai grandi. E quando ricapita un'occasione del genere...

Ero stata a Parigi circa quarant'anni fa, in occasione di una fuga da casa, e poi qualche anno più tardi insieme ad un'amica di studi. Ho ritrovato la Parigi bellissima che ricordavo, ma quello che più mi ha colpita sono state le differenze con Roma, altra grande capitale europea, credevo.
Innanzi tutto la
grande pulizia; ho visto gli addetti alle pulizie, quasi tutti originari delle ex- colonie, di prima o seconda generazione, spazzare come se le strade fossero la loro propria casa, e poi ripassare con gli idranti. Altri provvedevano a svuotare i cestini dei rifiuti prima che fossero troppo pieni. Non c'erano foglie per terra né cartacce né sigarette come qui da noi. Solamente pochissimi punti del centro facevano eccezione a questa regola, ma erano cose da poco.
Sia chiaro che sto parlando del centro storico, il poco tempo a disposizione non ci ha concesso di vedere altro.


Colpisce la miriade di
caffé bistrot e piccoli locali, dove sia i francesi che

i molti turisti vanno a mangiare, nel centro storico sono tantissimi e tutti pieni.E mi sono chiesta:ma perché questo non è possibile anche da noi, offrendo lavoro a tanti ragazzi ? Perché anche da noi non si possono offrire strade pulite, monumenti in ordine, prezzi abbordabili e parchi e giardini ovunque? Curatissimi per altro.
Certo, il tipo di architettura prevalente, è molto diversa dalla nostra, noi abbiamo molti più monumenti e resti risalenti all'antica Roma. Ma forse che le ville romane e poi quelle rinascimentali e via proseguendo non possedevano stupendi giardini anche loro?


Una domanda: dove sono finiti i
barboni, perché non posso credere che a Parigi non ce ne siano. Ricordo di averne visti tanti, all'epoca della mia prima visita, puzzavano di alcool e tanti di loro la sera si rifiugiavano nel metro. (Forse sono stati deportati in qualche banlieu?)





A Parigi si può girare a piedi. E quando i piedi non bastano c'è il
metro che arriva veramente dappertutto. Certo, a Parigi il turista deve accettare alcune limitazioni tipo le camere piccolissime degli alberghi e l'assenza del bidet. Mi avevano poi detto che l'attenzione alla pulizia negli alberghi parigini era piuttosto scarsa, ma devo dire che a noi è andata abbastanza bene.


La sera del nostro arrivo siamo andati a
vedere la Tour Eiffel.
Dopo il tramonto è tutta illuminata d'azzurro, e i primi 10 minuti di ogni ora le sue luci lampeggiano.




Moltissime persone vanno a godersi lo spettacolo che in effetti ha un certo fascino. A me la torre, uno dei simboli della grandeur francese, piace di più di giorno.

Ma, per me, il vero spettacolo della Parigi notturna è costituito dalla Senna e dai suoi tanti ponti, illuminati dal passaggio dei bateaux mouches.
Il più famoso di questi ponti è il Pont Neuf, che al contrario di quel che vorrebbe far credere il suo nome, è il più vecchio.
Mi è sembrato di ritornare al '68: ragazzi seduti in terra, che conversavano e ascoltavano musicisti che si esibivano in piccoli concerti di musica jazz.
Un'altra meraviglia di notte è la Conciergerie
ossia il palazzo dove erano ospitati i condannati alla ghigliottina durante la Rivoluzione francese, e che oggi ospita il Palais de Justice.



E' bella
Notre Dame, soprattutto nella parte orientale con i suoi archi rampanti;
da certe prospettive sembra una nave che avanza sul fiume.
Come pure è suggestivo l'interno con i suoi rosoni-vetrate.






Benché lo desiderassi non ho avuto il coraggio al contrario dei miei figli di salire in cima per ammirare i famosi gargoyles. Bisognava salire per i 387 gradini della torre nord e io purtroppo soffro di claustrofobia.
























Sempre medioevale è lo stile della
Sainte-Chapelle. Qui però è veramente notevole l'interno: le magnifiche vetrate, gli archi a sesto acuto
(si dice così?), i suoi colori accesi e risplendenti di oro.



Visitare il
Louvre: il Louvre è uno dei tanti esempi di contaminazione tra antico e moderno che presenta Parigi. Il cortile principale di uno dei più grandi e antichi musei del mondo ospita una grande piramide di vetro e alcune più piccole. Criticatissime durante la loro costruzione, direi che oggi sono tutti concordi nel ritenere che accrescano il fascino del luogo.




Ed ecco le fondamenta medioevali:

Da pazzi pensare di visitarlo tutto. Ho creduto più fattibile, prima di partire, predisporre un elenco minimo di capolavori da vedere per forza. Forse dico un'oscenità, ma la Venere di Milo non mi ha emozionato.




La
Nike di Samotracia invece, per me un'immagine di sogno, che ricordavo dalle copertine dei libri di storia del liceo, ha corrisposto pienamente alle mie aspettative, con la sua figura piena di dinamicità.





Tra i pittori italiani non si poteva non ammirare la
Gioconda, anche se non la si può osservare
adeguatamente perché giustamente protetta da un vetro pieno di riflessi. Nella difficoltà di avanzare attraverso i tanti saloni per passare da una tela all'altra ho dimenticato di cercare uno dei miei quadri preferiti:
L'indovina di Caravaggio.





Tra i pezzi più importanti della cultura egizia





lo scriba seduto













e gli dei gattini


















Ed ecco il babilonese
Codice di Hammurabi,
la più
antica raccolta di leggi in nostro possesso.











Ma i pezzi che più mi hanno colpito, per la loro imponenza e bellezza sono i
bassorilievi da parete che appartenevano al palazzo del re assiro Sargon II che rappresentano dei grandi tori alati con la testa umana.



All'uscita del museo ci si può fermare a
riposare nei
giardini delle Tuileries.
Su un prato curatissimo persone di
ogni cultura e colore, provenienti da
ogni parte del mondo si riposano e
fotografano a vicenda.





Oltre i giardini delle Tuileries, si può ammirare Place de la Concorde, con le sue ricche fontane che, sembra siano state ispirate da quelle di Piazza San Pietro, ma per i loro colori sono addobbate come signore ad un ricevimento. Per inciso, questa era la piazza dove, non so come dire, operava la ghigliottina.



A fianco del Louvre invece c'è il
Palais Royal, anche qui giardini stupendi e fontane.



Come nel caso del cortile del
Louvre, anche qui una contaminazione tra antico e moderno, nel cortile d'ingresso una serie di moderne false colonne mozzate dipinte a strisce bianche e nere. In questo caso la contaminazione non mi sembra molto riuscita.




Cambiando zona e allontanandosi un po' dal centro sto
rico, si può vedere il Sacre-Coeur, in cima ad una collina.





L'interno è deludente, ma dopo la
Tour Eiffel è il secondo punto più alto da cui ammirare Parigi e la veduta è
spettacolare; quel giorno poi c'era un
cielo azzurro pieno di nuvolette.






Dicevo che il Sacre-Coeur è in mezzo ad una
collina, e quella collina è
Montmartre.
Era il posto dove si davano appuntamento
alcuni tra i pittori che più ammiro: Modigliani,
Picasso... attualmente, non è niente di speciale,
siamo abituati a vedere cose analoghe al
Pincio a Piazza Navona...






Al
Museo d'Orsay ci si può dilettare con gli impressionisti: Cezanne, Van Gogh, e molto altro.




Ma anche per chi non è particolarmente appassionato di pittura, questo museo presenta un altro motivo d'interesse: era una vecchia stazione fer
roviaria ed è stata trasformata in museo dall'architetto italiano Gae Aulenti, un'idea stupenda.





Decidiamo infine di visitare il quartiere del
Marais (marais significa palude, qual era un tempo questo quartiere). E' considerato il quartiere ebraico,







facc
iamo una passeggiata per entrare nello spirito del luogo, ma purtroppo possiamo visitare solo poche cose: non può mancare
Place des Vosges,






e nonostante i tentativi di dissuasione
riesco a convincere i miei compagni ad

accompagnarmi a visitare il Museo Picasso. Lo sapevate che il museo è stato costituito con le donazioni degli eredi, grazie ad una legge che ha permesso di pagare le tasse di successione con opere d'arte al posto dell'argent?

Il museo è ospitato nell'Hotel Salé, un bellissimo edificio così chiamato perché era l'abitazione di un esattore delle tasse sul sale.






Per finire un salto alle
Halles, i vecchi mercati generali che, nonostante il dispiacere di molti parigini, sono state quasi completamente smantellate. Al loro posto un grande centro commerciale a più piani, niente di speciale.


Nelle vicinanze però c'è la chiesa di
Saint Eustache, bella anche all'interno con le sue altissime volte.



Anche questo è un caso di contaminazione tra passato e presente. Davanti a questa bellissima chiesa gorica, una specie di gigantesco pallone di pietra, un volto con una mano che fa la felicità di tutti i turisti, specie bambini, che gli si fanno fotografare accanto, anzi dentro.






Ma è tardi, vogliamo soddisfare un'ultima curiosità:
il Centre Pompidou, dove è ospitato il museo
d'arte moderna di Parigi. Certo che da fuori è proprio deludente come edificio. E' stato costruito con l'intenzione di lasciare in evidenza tutti i tubi di servizio: quelli per l'acqua, quelli per il riscaldamento e così via, ognuno contrassegnato da un diverso colore...


Il seguito al prossimo viaggio.



martedì 7 ottobre 2008

Letteratura e Scrittura

Ho preparato questo elenco qualche tempo fa per un'amica, e anche per mia utilità.
Questi libri, che io considero belli, possono dare un aiuto a mettere su carta qualcosa del proprio vissuto, ma sono interessanti da leggere di per sé.

RAYMOND CARVER, Il mestiere di scrivere, Einaudi.
Io amo moltissimo Carver e la sua scrittura precisa ed essenziale, ingiustamente definita minimalista.
In questo libriccino c'è un breve scritto che mi ha sempre emozionato molto: La stella polare. In esso Carver descrive un incontro che lo ha aiutato a scegliere di dedicarsi alla scrittura.

STEFANO BRUGNOLO e GIULIO MOZZI, Ricettario di scrittura creativa, Zanichelli.
E' veramente un ricettario, un elenco di possibili esercizi raggruppati in base ai tipi di scrittura, stimolante quando da soli non si riesce a vincere il timore della pagina bianca e ci sembra di non avere nessuna idea.

NATALIE GOLDBERG, Scrivere zen, Ubaldini editore.
E' un libro molto bello, secondo me più che fornire un metodo, può veramente aiutare a sviluppare un'attitudine alla scrittura. Suggestivo.

RAY BRADBURY, Lo zen nell'arte della scrittura, sottotitolo Libera il genio creativo che è in te. Derive/Approdi Roma.
Questo, come si può intuire dal sottotitolo è un testo che riecheggia qualcosa dello spirito del '68. L'ho trovato fascinoso.

ITALO CALVINO, Lezioni americane, Oscar Mondadori.
Non volevo che questo testo mancasse in un elenco di grandi facilitatori della scrittura.

FRANCO GAUDIANO, Manuale di scrittura creativa, Editrice Nord.
Semplice e concreto.

VLADIMIR NABOKOV,Lezioni di letteratura, Garzanti.
Gli autori trattati sono: Austen, Dickens, Flaubert, Stevenson, Proust, Kafka, Joyce. Bastano? Ci può veramente aiutare a leggere questi scrittori.

DAVID LODGE, L'arte della narrativa, Tascabili Bompiani.
Scorrevole, si legge come un racconto.

PATRICIA HIGHSMITH, Come si scrive un giallo, minimum fax.
I suoi consigli in realtà possono riferirsi a tutti i tipi di scrittura.

STEPHEN KING, On writing. Autobiografia di un mestiere,, Sperling & Kupfer.
E' interessante, a me non piace leggere il suo tipo di letteratura, ma mi dicono che scriva molto bene.

MARIO VARGAS LLOSA, Lettere a un aspirante romanziere, Einaudi tascabili.
Credo siano le lezioni che ha tenuto alla scuola di scrittura Holden.

a cura di LAURA LEPRI, I quaderni di Panta-scrittura creativa, Bompiani.
Il sottotitolo è: la scrittura creativa raccontata dagli scrittori che la insegnano.

VINCENZO CERAMI, Consigli a un giovane scrittore, Einaudi tascabili.
Questo manuale presenta il vantaggio di riferirsi a vari tipi di scrittura: narrativa, cinema, teatro, radio.

NADINE GORDIMER, Scrivere ed essere, Feltrinelli.
Credo che contenga anche il discorso tenuto per il conferimento del Premio Nobel.

DACIA MARAINI, Amata scrittura, Rizzoli.
Questo testo mi sembra un po' più banale rispetto agli altri, però può essere utile.

NICKI JACKOWSKA, Scrivi e scopri te stesso, Oscar guide Mondadori.

GIANNI RODARI, Grammatica della fantasia, Einaudi.

ANGELO MARCHESE, L'officina del racconto, Oscar Saggi Mondadori.
Spiega le strutture del racconto dal punto di vista della semiologia.

TZVETAN TODOROV, Poetica della prosa-Le leggi del racconto, Bompiani.
Non spaventatevi per il nome dell'autore. Non è quella lagna che si potrebbe pensare, sono saggi sul romanzo poliziesco, sul racconto primitivo tipo l'Odissea, sulle Mille e una notte, sul Decamerone, ecc.

RIVISTA Tutte storie-Scrivere di sé, aprile-giugno 1999.

UMBERTO ECO, Sei passeggiate nei boschi narrativi, tascabili Bompiani.
Sono le Norton Lectures del 1992-93 tenute presso la Harvard University.

MARIA TERESA SERAFINI, Come si scrive un romanzo, Bompiani.

GIAMPAOLO RUGARLI, Il manuale del romanziere, Marsilio.

ANSEN DIBELL, La trama, Editrice Nord.

a cura di FRANCESCA LAZZARATO, Scrivere per bambini, con una introduzione di Bianca Pitzorno, Mondadori.

EDWARD MORGAN FORSTER, Aspetti del romanzo, Garzanti 2000, Gli Elefanti Saggi.



sabato 4 ottobre 2008

Alan Bennett, "La sovrana lettrice"

Un'amica del mio gruppo di lettura ci ha suggerito questo libro: ALAN BENNETT, La sovrana lettrice, pubblicato da Adelphi.
L'unico difetto è che costa 13,50 euro pur essendo un libro di sole 90 pagine, in pratica un racconto lungo. Comunque, facendo un giro da Rinascita l'ho visto, mi ha incuriosita, e in un'oretta l'avevo già letto.
Intendiamoci non è un capolavoro, ma è molto godibile, ironicamente comico.
Parla della regina Elisabetta, una donna diversa dalle altre perché chiusa in un ruolo che predetermina la sua vita. Tutto è predisposto, anche l'apparente spontaneità negli incontri con i sudditi è costruita.
Un giorno, per una casualità, la regina entra in contatto con un libro e da lì prende origine un percorso che trasformerà la sua vita. Si appassiona sempre di più alla lettura, parte dalla letteratura rosa per arrivare agli autori più complessi.
Ma non è solo un percorso culturale: così come leggendo, la regina impara ad entrare nella vita dei personaggi, così nella vita reale la sovrana comincia ad osservare veramente gli altri, a provare curiosità per loro e forse anche
compassione, in senso buddista (noi tradurremmo questa parola con: siamo nella stessa barca). E inoltre la regina scopre che la letteratura è democratica, i libri se ne infischiano di chi li legge, non fanno differenze tra i lettori.

A fronte del percorso intrapreso dalla
tardodiscente regina, il libro descrive i malumori di coloro che la circondano e hanno il compito di farle rispettare il copione prestabilito, senza variazioni.
La regina si dedica alla lettura? Dev'essere un primo segno dell'Alzheimer. Inoltre non è più puntuale come un tempo, e comincia a non tollerare più di stringere certe mani come quelle dei dittatori, legittimando in questo modo il loro potere.
Come finisce il libro? La regina, dopo aver letto tanto, passa all'azione: scriverà la sua autobiografia, e per non subire condizionamenti decide di...
Questo libro mi ha divertita, ma soprattutto mi ha entusiasmata l'idea della lettura/letteratura che trasforma le persone che a loro volta indurranno cambiamenti intorno a sé.
Nei tempi abbastanza brutti in cui mi pare di vivere, soprattutto se penso cosa potrebbe attenderci, credo che solo l'uscita dall'ignoranza, l'amore per la bellezza, per la
cultura ci possa salvare.
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