lunedì 7 marzo 2011

stupro in caserma

Una ragazza, scoperta a rubare 2 magliette in un grande magazzino, viene portata in una caserma del Quadraro a Roma, per essere custodita fino al mattino dopo, quando sarebbe stata processata per direttissima.


Questo ho letto sui giornali. A me non piace chi ruba, però dovrebbe esserci una certa proporzione tra chi ruba milioni di euro, per esempio quelli che hanno speculato sulla ricostruzione dell'Aquila, e chi ruba una maglietta.

Non c'erano poi proprio altri modi di risolvere l'incresciosa situazione? Chiedere scusa, confessare, restituire il maltolto e promettere di non farlo mai più, ecc.? Questi sono i grandi malfattori con cui riempire le carceri?

Il guaio è che la cosa non è finita lì e, una volta in caserma, è stata stuprata da tutti o qualcuno dei 3 carabinieri e del vigile urbano presenti.
Sia pur costretti dai superiori a confessare, si sono difesi col modo solito in cui i maschi sopraffattori si difendono in queste situazioni: lei ci stava.

Questo episodio, fatte le debite differenze, mi ha ricordato molto il caso di Stefano Cucchi: entrambe persone a cui, tenute in cattività, è stato inferto un trattamento miserabile da parte dei carnefici.

I carabinieri responsabili erano stati solo trasferiti, ma dico, a far danno da qualche altra parte? E' arrivata poco fa la notizia che sono stati sospesi.

Ma un'altra cosa mi ha colpito molto, e cioè il fatto che un alto responsabile dell'Arma abbia non giustificato, ma affermato che anche i carabinieri fanno parte dei ragazzi di oggi, e si sa come sono i ragazzi oggi.
C'è da riflettere: ha detto una cazzata oppure non ha detto una cazzata, e allora dobbiamo proprio riflettere.




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