martedì 1 novembre 2011

lavoro per i giovani


In questi giorni in cui il ministro Sacconi afferma che una maggior facilità di licenziare, per le aziende, favorirebbe le assunzioni, ricevo una mail dalla mia amica Giulia.

In essa, tra le altre cose, mi aggiorna riguardo ai tentativi di trovar lavoro della sua giovane nuora. La ragazza si è appena diplomata e conosce varie lingue, tra cui l'inglese che sa parlare bene.
Per quest'anno ha deciso di lavorare, per fare esperienza e metter da parte qualcosa per pagarsi l'Università.

Trovandosi in una strada centrale di Roma, bussa alle porte dei vari negozi per lasciare il suo curriculum.

La proprietaria di un negozio decide di avere subito un colloquio con lei.
Si tratta di un negozio di abbigliamento, le espone le condizioni per lavorare lì:
se la ragazza accetterà il full time (che loro preferirebbero), lavorerà 7 giorni a settimana:
2 giorni con orario di lavoro dalle 16 alle 21 (5 ore) e
5 giorni con orario dalle 11 alle 21 (10 ore consecutive).

L'interruzione pranzo non ci sarà, potrà mangiare qualcosa tra un cliente e l'altro.

Quindi riassumo: niente giorno libero, niente pausa pranzo, con 5 giorni a 10 ore di lavoro consecutive. Tutto ciò per la ricca cifra di 600 euro in nero.

Alla mia reazione: ma siamo tornati ai tempi di Dickens! Giulia mi risponde che molti, non sa se tutti, propongono queste condizioni.

Che ne dite, stanno messi proprio bene i nostri ragazzi?
E non mi dite che le proposte di Sacconi migliorerebbero la sitazione perché, per quel che ho capito, quel tipo di flessibilità che lui auspica non può funzionare in Italia, si illude Ichino.
Per il semplice motivo che in Italia non ci sono i soldi per assistere economicamente i licenziati e aiutarli a reinserirsi in modo decente.





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