domenica 18 dicembre 2011

di nuovo su: diritto di vivere/diritto di morire

Ieri ho a lungo discusso con una persona cara. Sosteneva che lo Stato dovrebbe permettere in Italia la nascita di cliniche per il suicidio assistito, come in Svizzera.
Quindi per un mio bisogno personale torno ancora a riflettere sulla vicenda di Lucio Magri.

Lucio Magri, seppure anziano, era in buona salute. Per motivi suoi aveva deciso di morire.
Si è recato in una clinica svizzera dove, in cambio di denaro, gli hanno affittato una stanza e un medico ha posto sul comodino accanto a lui la pozione mortale.

Ora se quello che ho letto sui giornali è vero è di un'ipocrisia pazzesca: in Svizzera (o nel cantone dove lui si è recato) è vietata l'eutanasia, ma si mettono su delle cliniche della morte a pagamento. Dove magari vanno a lavorare dei medici per arrotondare lo stipendio.


Il giurista Zagrebelski afferma che non c'è, per il cittadino, un diritto di morire che possa essere garantito dallo Stato.
Lo Stato deve provvedere alle cure e al benessere dei cittadini, non al cosiddetto suicidio assistito.

Altra cosa è il diritto che lo Stato dovrebbe garantire a staccare la spina, quando il paziente non può più vivere autonomamente, come nel caso di Eluana Englaro o Piergiorgio Welbi; oppure il diritto all'eutanasia quando un malato terminale è preda di atroci sofferenze.

Permettere la nascita di cliniche della morte a pagamento equivarrebbe a legalizzare omicidi di Stato.
Si è parlato indebitamente, a mio parere, di suicidio assistito. Il suicidio è uccidersi da soli, se interviene un'altra persona, quello è omicidio.
Per chiarezza torno ad affermare che il singolo cittadino ha tutto il diritto di suicidarsi, ma non di pretendere l'aiuto dello Stato, che porterebbe a derive mostruose.

P.S.
Un'altra cosa che vorrei chiarire: nei tragici casi in cui sia necessario staccare la spina o praticare l'eutanasia, a mio parere lo Stato non dovrebbe permettere l'obiezione di coscienza.
Lo Stato deve fare leggi giuste, e se una legge è giusta va applicata, il medico dipendente di un Ospedale pubblico non può esimersi dall'applicarla.
Questo dovrebbe valere anche per l'aborto: pare siano sempre di più i medici che negli Ospedali pubblici fanno obiezione di coscienza, per poi praticare aborti in clinica privata.

L'obiezione che la loro religione non lo permette non può essere valida all'interno di un Ospedale pubblico. Se tu vuoi obiettare, vai a lavorare in un Ospedale che appartenga alla tua confessione religiosa.
Ma lo Stato è laico e fa leggi che garantiscano tutti, se vuoi lavorare per lo Stato devi ottemperare alle sue disposizioni.




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