lunedì 6 febbraio 2012

La nascita della psicoanalisi: la teoria della sessualità (terza parte)









La sessualità infantile
L'abbandono della teoria della seduzione rese
possibile la scoperta clinica della sessualità infantile.
Nei Tre saggi sulla teoria della sessualità del
1905 Freud ipotizza il ruolo patogeno di esperienze
sessuali infantili traumatiche, nell'eziologia delle nevrosi.

Contro questa ipotesi però stava il fatto che:
- non tutti i nevrotici hanno subito traumi sessuali
infantili;

- in alcuni soggetti normali c'è il ricordo dei traumi,
che quindi non sono rimossi e pertanto non possono
diventare patogeni.
Arrivato a questo punto, Freud scoprì che non di
avvenimenti reali si trattava, ma di fantasie sessuali.
Venne dunque escluso il trauma come evento reale,
ma conservata l'ipotesi sul ruolo della sessualità.

I concetti fondamentali della teoria psicoanalitica
della sessualità
:Molta indignazione fu suscitata dall’abolizione delle
frontiere tra normalità e perversione
, e soprattutto
della differenza tra la sessualità dell'adulto e la pretesa
innocenza del fanciullo.
All'idea convenzionale di una sessualità che appare in
un determinato periodo della vita umana, ossia la pubertà,
Freud oppose il concetto di un istinto sessuale originario
tendente a soddisfarsi fin dai primi anni di vita, e destinato
a passare attraverso una serie di stadi intermedi prima
di servire alla riproduzione.

Freud considerava la pulsione sessuale una spinta
biologica con:
- una fonte ossia un eccitamento proveniente da una
parte del corpo, detta zona erogena;
- una quantità, ossia la libido o energia della pulsione
sessuale;
- una meta consistente nel raggiungere una sensazione
di piacere liberandosi della tensione;
- un oggetto, ossia la cosa o la persona necessaria a
soddisfare lo scopo.
Per Freud la storia sessuale dell'individuo comincia
dalla nascita.
La sessualità del neonato venne definita
perverso-polimorfa.
Il termine indicava sia il fatto che la sessualità trae
piacere dalla stimolazione di qualsiasi parte del corpo,
sia il fatto che non è necessariamente finalizzata alla
riproduzione.

Le fasi psicosessuali e la nozione di appoggio
La ricerca del piacere nasce come attività connessa
al soddisfacimento dei bisogni vitali
:
- fase orale
è relativa al primo anno di vita; la zona erogena
dominante è la bocca.
L'alimentazione, succhiare il latte, è un bisogno
fisiologico necessario per la sopravvivenza, ma
succhiare-ciucciare diviene anche un piacere di
per sé, che si rende a poco a poco indipendente
dalla funzione organica vitale.
- fase sadico-analeè relativa al secondo anno di vita, la zona erogena
dominante è l'ano.
All'evacuazione come funzione fisiologica, si abbina
il piacere di trattenere-rilasciare.
- fase fallico-edipicaè relativa al periodo fra i tre e i cinque anni, la zona
erogena
dominante sono i genitali.
In questo periodo il bambino acquista consapevolezza
dei propri genitali, scopre le differenze sessuali, si pone
domande sull'origine dei bambini.

Secondo Freud sia i maschietti che le bambine
credono in un primo tempo di avere un qualche potere
fallico, e la madre è il loro oggetto d'amore incestuoso.
Ma il desiderio per la madre suscita la paura del padre.
Come Freud tentò di mostrare nel caso di Hans (Il caso
del piccolo Hans
del 1909 è il primo trattamento di un
bambino basato sulla teoria psicoanalitica della sessualità
infantile), questo porta i maschi all'angoscia di castrazione.
Nelle bambine invece non si svilupperebbe un timore di
castrazione, in quanto la loro castrazione è, in un senso molto
particolare, reale.
Nascerebbe invece un'ostilità per la madre per averla messa
al mondo deprivata dell'organo sessuale maschile; e questa
sarebbe l'origine dell'invidia del pene.
Lo sviluppo sessuale delle femmine seguirebbe dunque un
cammino più complesso. (maschilismo di Freud).
- periodo di latenzarelativo all'intervallo dai cinque agli undici anni circa.
In questo periodo la pulsione sessuale subisce
un'attenuazione. Avviene la rimozione del complesso
di Edipo. N
ascono le formazioni reattive per effetto
delle potenze psichiche superiori, ossia delle difese
(vedi il futuro Super-Io) e delle sublimazioni, grazie
alle quali gli istinti deviati dalla meta vengono messi al
servizio di attività adattative, socialmente approvate.
- Dopo la pubertà, in cui si ha un periodo difficile di
reviviscenza della sessualità infantile, le pulsioni parziali
(orale, anale, ecc.) vengono integrate e subordinate
all'erotismo genitale maturo, come piacere preliminare
che concorre all'orgasmo genitale.
* Ricapitolando: ognuna delle fasi di sviluppo sessualecostituisce una modalità, secondo cui il soggetto consegue
piacere, mediante la stimolazione delle varie zone erogene.
Queste attività, per spostamento e simbolizzazione
successive
, divengono modalità generali di interazione
(tratti del carattere).
Concetti di fissazione e regressione
Freud suggerisce che la predisposizione alla futura
nevrosi
sia connessa alle difficoltà di sviluppo nel progredire
da un livello di organizzazione pulsionale ad un altro.
In tale contesto propose il concetto di fissazione della
pulsione.
Secondo il suo pensiero le aberrazioni e le perversioni
sessuali erano da intendersi come arresti di sviluppo in
cui persistevano fasi più infantili di crescita sessuale.
Freud indicò nella regressione il secondo pericolo di
tale sviluppo per stadi, ossia la tendenza a tornare a
precedenti modi di soddisfacimento.
Quanto più forti saranno le fissazioni, lungo il cammino
evolutivo, tanto più forte sarà la tendenza a schivare le
difficoltà esterne regredendo alle fissazioni.
La duplice nozione di fissazione-regressione
diviene centrale per spiegare l'etiologia delle nevrosi
.
La teoria della sessualità è inquadrata nello schema
generale dell'apparato psichico, mediante la nozione
di pulsione come stimolo endogeno, e di libido come
energia della pulsione sessuale.
L'attività sessuale è dunque interpretata come
scarica di energia.
Stretto il nesso tra processi fisiologici e desideri
psichici.


Introduzione al narcisismo (1914)
Freud considera l'attività sessuale sottoposta a due
linee di sviluppo:

- riguardo alle zone erogene
- riguardo all'oggetto (autoerotismo-narcisismo-amore
oggettuale).
Per quanto riguarda il rapporto con l'oggetto, il
bambino va incontro ad una prima fase di autoerotismo
in cui le pulsioni parziali si soddisfano indipendentemente
le une dalle altre, come piacere d'organo.
Si passa poi al narcisismo primario in cui le pulsioni
parziali si raccolgono intorno ad un unico oggetto, che in
questo caso è l'Io stesso.
Il passoseguente è quello dell'amore oggettuale ossia
dell'amore adulto maturo.
Si parla di narcisismo secondario, in riferimento ad un
ritorno del narcisismo nella vita adulta.
Il narcisismo secondario caratterizzerebbe sia fenomeni
normali, ad esempio la regressione propria
dell'innamoramento, sia fenomeni anormali come la
malattia mentale.
Con questo termine s’intende il ritiro dell'investimento
dal mondo esterno, ed un rifluire di queste cariche sull'Io.
Il narcisismo o amore di sé sorge al momento in cui il
soggetto si dà una coscienza di sé, in quanto separata
dal mondo esterno.
La concezione del narcisismo primario come fase distinta
e successiva all'autoerotismo viene da Freud abbandonata.
Autoerotismo e narcisismo sono considerate organizzazioni
psicologiche, frutto di un’interazione complessa tra bisogni,
apparati biologici, risposte culturali.
Il narcisismo primario è un rigonfiamento illusorio
dell'immagine di sé, che il bambino si dà come difesa
contro l'esperienza di dipendenza e di frammentazione;
ben lungi dall'essere uno stato paradisiaco originario, è quindi
un'organizzazione a funzione difensiva.
Nel periodo 1905-1914, Freud contrappose due gruppi di
pulsioni:
pulsioni sessuali la cui energia viene chiamata libido;
e pulsioni dell'Io o di autoconservazione, la cui carica
d'investimento viene chiamata interesse.
Questa teoria delle pulsioni rappresenta in sostanza lo
schema interpretativo del conflitto nevrotico
Io-difesa//sessualità-libido.

Sorge un problema
Come Jung fa notare a Freud, le psicosi non si potevano
spiegare come disturbi nell'attività della libido, in quanto
nelle psicosi era disturbata la relazione globale del soggetto
con il mondo.
La psicosi è il ritiro di tutta l'energia psichica che regola
le funzioni vitali. Inoltre, secondo Jung, tale energia
era di tipo indifferenziato, non libidica.
Questa teoria non poteva essere accettata da Freud,
sia perché contraria alla teoria della libido, sia perché
aboliva il conflitto.
A questo punto il problema di Freud è quello di trovare
uno schema esplicativo delle psicosi, che gli permetta di
non abbandonare la teoria della libido.
La teoria della libido era stata finora a base della
spiegazione della nevrosi come conflitto tra funzioni
sessuali (libido) e funzioni di autoconservazione.
Il problema era provocato dal fatto che le pulsioni di
autoconservazione si sviluppano in modo diverso dalle
pulsioni sessuali, vengono assoggettate prima di queste
ultime al principio di realtà, al contrario delle pulsioni
sessuali che restano più a lungo sotto la prevalenza del
principio di piacere.
Chiaramente, se le psicosi non potevano essere spiegate
con la stessa teoria delle nevrosi, la teoria stessa avrebbe
subito una riduzione di rango.
Ma il problema era che nelle psicosi non è presente solo un
disturbo nei rapporti affettivi, ma anche nelle funzioni di
contatto realistico col mondo esterno (percezione, azione,
ecc.).
Freud, per salvare la teoria e insieme spiegare le psicosi,
ricorre ad un parziale compromesso, integrando la teoria
con un capitolo speciale riguardante il narcisismo.
Già Abraham aveva spiegato la schizofrenia con la teoria
della libido: regressione all'autoerotismo, con disturbi
funzionali indiretti sulle pulsioni di autoconservazione.
Freud così arriva a parlare di conflitto sia tra pulsioni
sessuali
e pulsioni dell'Io, che tra libido dell'Io e
libido oggettuale.
In questo modo la prima opposizione serviva come sempre
a spiegare le nevrosi, la seconda a spiegare le psicosi, in
cui la relazione libidica con l'oggetto esterno è contrastata
dall'amore di sé.
Il ritiro della libido dagli oggetti esterni coinvolge anche le
altre funzioni di contatto col mondo esterno, per il quale si
tende a perdere ogni interesse.
Sia Freud che Jung fondano il loro discorso su spiegazioni
economiche, concetto di energia psichica.
La soluzione freudiana, benché enunciata in un quadro
altrettanto naturalistico (fisicalismo) lascia aperto il campo
ad una rilettura che può andare oltre le considerazioni
biologico-economiche, in quanto pona una discriminante
tra funzioni biologiche e funzioni psichiche (vedi la distinzione
tra bisogno edesiderio, la nozione di appoggio ecc.) ed intende
queste ultime come attività emergenti dal contrasto tra
bisogni
biologici ed esigenze culturali.
Determinante per la spiegazione psicoanalitica non è il
funzionamento biologico in quanto tale, ma il piano delle
relazioni intersoggettive che dà luogo al costituirsi
del soggetto stesso in quanto soggetto umano.

(vedi differenza tra mangiare una caramella e desiderare
una caramella dalla madre
, solo quest'ultima è oggetto
dell'interesse della psicoanalisi.
Freud sostiene che anche per le psicosi il conflitto
è di natura affettiva, ossia è un disturbo nelle
relazioni oggettuali, anche se contemporaneamente
le riduce a vicende dell'energia libidica pensata in
un modello di funzioni biologiche
(tensione-riduzione
della tensione).
La nozione di Ideale dell'Io
Bisogna distinguere tra Ideale, ossia immagine di come
si vuole-deve essere (Super-Io), pur con la consapevolezza
di non esserlo ancora, e idealizzazione ossia immagine di
sé distorta, ossia illusione.
Freud sviluppa il primo punto con la nozione di Ideale dell'Io,
e la pone come successiva al narcisismo: il bambino rinuncia
alla posizione narcisistica, e sostituisce all'amore di sé il
rapporto con un ideale da raggiungere.
Il discorso sull'ideale come illusione è tuttavia centrale nel
fondo del discorso freudiano sul narcisismo, e conduce alla
considerazione del narcisismo come condizione esistenziale
di ogni soggetto e non solo come particolare fase libidica o
stato psicopatologico.
Forse questo è uno degli apporti più validi della psicoanalisi
come demistificazione delle logiche del soggetto.
Alcune riflessioniIl prevalere del modello energetico (affetto-energia-libido)
conduce la teoria dinamica del conflitto psichico a porre in
termini energetici anche il secondo polo del conflitto o censura,
che si oppone alla libido, ma a causa dell'equivalenza di fatto
tra energia psichica e libido, anche l'istanza difensiva risulta
libidinizzata
: concetto di libido dell'Io = narcisismo.
L'Io libidico aveva le sue premesse nella teoria dell'Io-piacere
del 1911, in cui Freud parlava di una prima fase dello sviluppo
psicologico in cui anche le funzioni di autoconservazione
obbedivano al principio di piacere e contribuivano al perdurare
dello stato autoerotico = indipendenza illusoria dall'oggetto
esterno sia per le funzioni libidiche che per quelle vitali
(il bambino confonde sé stesso con l'oggetto che lo accudisce).






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