sabato 25 febbraio 2012

bel tempo



martedì 21 febbraio 2012

La nascita della psicoanalisi - quinta parte (seguito)







La teoria strutturaleDivide la psiche in tre gruppi di funzioni: Es, Io e Super-Io.

L'Es consiste nelle rappresentazioni psichiche delle
pulsioni istintuali, fonte di energia dell'intero apparato.
L'energia è di due specie: distruttiva, derivante dalla
pulsione aggressiva; libidica, proveniente dalla pulsione erotica.
I due tipi di energia sono sempre, in varie proporzioni, fusi.
L'Io: all'inizio della vita l'apparato psichico funziona nel
modo caratteristico dell'Es, si preoccupa solo di soddisfare
desideri, scaricando le tensioni in modo immediato.
L'Io è dapprincipio costituito da un gruppo di funzioni
sensoriali e motorie che gli permettono di servire l'Es e i
suoi desideri in collegamento col mondo esterno.
Più tardi l'Io diventa capace di esercitare un controllo
sui desideri pulsionali e addirittura di opporvisi, usando
misure come la rimozione.
Nello sviluppo dell'Io entrano in gioco:
1- maturazione del sistema nervoso2- prime relazioni oggettuali soddisfacenti con le
persone dell'ambiente che permettono la gratificazione e
la frustrazione in proporzioni adeguate.
Queste prime esperienze sono importanti per le
identificazioni vitali che ne conseguono.
Una tappa significativa nello sviluppo dell'Io è
l'acquisizione del linguaggio, processo che facilita
il pensiero.
Un'altra tappa è l'acquisizione della capacità di esame
di realtà
, ossia della capacità di distinguere tra fatti esterni
e fantasia interna.
Altre funzioni dell'Io: memoria, coscienza, capacità di
differire il processo di scarica pulsionale
,
angoscia-segnale.
Lo schema è il seguente: desiderio pulsionale proibito;
angoscia segnale; principio di piacere; meccanismo di
difesa.

Le conseguenze del conflitto possono essere normali o
patologiche.
Super-IoE' un gruppo di funzioni psichiche concernenti le aspirazioni
ideali, gli imperativi e le proibizioni morali.
E' una parte dell'organizzazione psichica che deve la sua
origine all'identificazione con le figure parentali.
E' una parte specializzata dell'Io.
Due importanti caratteristiche della teoria
strutturale
sono:
l'accento posto sull'aspetto genetico o evolutivo delle
funzioni psichiche; e il fatto che ogni prodotto dell'attività
psichica è la risultante dell'interazione tra Es, Io e Super-Io.
Freud abbandonò la teoria topica perché non
spiegava adeguatamente il conflitto psichico: la teoria
topica afferma che tutto ciò che non può giungere alla
coscienza deve essere un desiderio sessuale rimosso del
sistema inconscio.
Ma la teoria topica non riesce a spiegare il fatto che le
forze psichiche responsabili della rimozione, che per
definizione appartengono al sistema Preconscio, siano
invece anch'esse inconsce.

Era quindi necessario liberarsi dal riferimento alla
distinzione tra inconscio e preconscio.
Il sistema che si oppone alle pulsioni rimosse corrisponde
ad un'organizzazione che ha contenuti sia preconsci che
inconsci, ma unificati dal punto di vista funzionale.
I tre sistemi sono le componenti dell'apparato che produce
il comportamento, secondo la visione meccanicista.
L'Io è la struttura centrale, il luogo di rielaborazione
delle richieste dell'Es e del Super-Io.
Il comportamento, in particolare quello nevrotico, può
ora essere spiegato come il risultato del compromesso
tra queste diverse tendenze: la nevrosi è l'esito di un controllo
non ottimale dell'Io nei confronti delle pulsioni, o delle
esigenze del SuperIo.

Tra l'amoralità dell'Es e l'ipermoralità del Super-Io,
l'Io deve lottare per mantenere il dominio sulla realtà
(che costituisce la sanità psichica) eliminando gli influssi
dei conflitti infantili che provocano una valutazione distorta
del rapporto con la propria realtà personale.
Teoria strutturale e metapsicologia delle pulsioni:
la teoria strutturale è inquinata da influssi negativi della
metapsicologia delle pulsioni.
L'Es è impropriamente visto come struttura senza struttura.
Il Super-Io diventa il rappresentante della pulsione
di morte, a seguito di presunte vicende energetiche che
la trasformano in autoaggressività e senso di colpa.
La teoria dell'Io è ambigua, includendo da una parte
la nozione di Io = soggetto, dall'altra quella di Io =
funzione psichica specializzata, organo centrale del sistema.
Ruolo teorico dei concetti = i concetti strutturali
sono di per sé proposti come classificazione di gruppi
omogenei di funzioni: desideri fondamentali- funzioni
cognitive realistiche- esigenze morali e ideali.
Il loro valore logico è di tipo classificatorio-descrittivo,
non esplicativo: non possono far parte di una spiegazione
causale dei dati, in quanto sono nomi che ridescrivono
i dati stessi.
Più utilmente i concetti strutturali sono da
considerare come tre polarità che strutturano
il campo psicologico del soggetto
, componenti logiche
di una teoria del soggetto, non costituenti psicologici
del suo apparato.

Il soggetto psicologico si sviluppa a partire dall'interazione
tra i bisogni iniziali e le risposte culturali-ambientali,
mediante l'attivazione di apparati psicofisiologici.
Il comportamento attuale è funzione di un'interazione tra
la struttura motivazionale (risultato della sua storia) e
l'ambiente di relazioni interumane.
Si può così costruire una teoria strutturale in senso
proprio, che possa essere proposta come teoria
esplicativa.
Qui il concetto di struttura non è inteso come un dato
empirico presente nell'oggetto, ma uno schema teorico
che rende intelligibili i dati.
Con questo nuovo punto di vista (alternativo a quello
meccanicistico-intrapsichico) si può abbandonare come
falso problema l'opposizione energia-struttura.
Le pulsioni non sono da intendere vitalisticamente come
tendenze biologiche innate, ma come schemi motivazionali
che organizzano funzioni cognitivo-valutative, emotive,
schemi d'azione.
Il recupero di un punto di vista evoluzionistico,
presente nel Freud clinico, può trasformare la teoria da
meccanicista in genetico-strutturale:
- come risultanza della storia delle strategie di soluzione
dei problemi vitali del soggetto ; e
- come soggetto in relazione, nel contesto delle situazioni in
cui si sviluppa la sua attività.
Questo paradigma darwiniano può costituire un punto
di vista interessante per il recupero del nucleo cosiddetto
umanistico delle scoperte freudiane, come base più
adeguata entro cui le proposte degli autori più recenti
potrebbero svilupparsi (vedi Popper).
Revisione della teoria dell'angoscia e nuovo ruolo dell'Io
- nevrosi attualile pulsioni sessuali, se eccitate e non scaricate, sono
soggette ad essere sbarrate come da una diga; se tale libido
arginata supera il limite entro cui l'organismo può
contenerla, viene scaricata ma non sotto forma di
eccitamento sessuale, bensì di angoscia morbosa.
Il cambiamento era ritenuto fondamentalmente biochimico.
- in un secondo momento, Freud parlerà di angoscia
anche per quanto riguarda le psiconevrosi, secondo lo
stesso schema: angoscia = risultato di una trasformazione
della libido rimossa (rimozione fallita).
- terzo momento: Inibizione, sintomo e angoscia del
1926:
riorganizzazione delle teorie dell'angoscia, in seguito al
nuovo ruolo assegnato all'Io, ma mantenimento anche
della teoria precedente, producendo così una teoria contraddittoria.
L'Io viene considerato la sede dell'angoscia; l'angoscia è
la risposta del'Io ad un pericolo pulsionale proveniente
dall'interno, così come la paura è la risposta adeguata ad
un pericolo esterno.
Come già detto però Freud cerca anche di conservare la
teoria precedente, proponendo una teoria con una duplice
fonte: la prima teoria viene conservata sotto forma di
un'angoscia sottratta all'Io e prodotta più o meno
automaticamente come risultato di fattori economici di
accumulo e scarico di energie pulsionali.
L'altra forma di angoscia presuppone una fonte
completamente diversa e implica l'attiva partecipazione
dell'Io.
L'Io è considerato come la sola sede di quest'angoscia,
prodotta e sperimentata come segnale di pericolo.
La teoria più remota aveva elaborato un modello
fisicalistico di rimozione libidica producente angoscia.
La più recente teoria del segnale riteneva che
l'angoscia avesse la funzione di segnalare il pericolo
e di favorire la rimozione e altre difese.










Per leggere l'articolo nella sua interezza:

http://www.tinas.it/filosofia/freud05.htm




La nascita della psicoanalisi- quinta parte


La teoria strutturale
La nuova teoria delle pulsioni
La vecchia teoria delle pulsioni era stata indebolita dall'introduzione del concetto di narcisismo: anche le funzioni dell'Io erano state libidinizzate, tutto ormai era libido, di conseguenza il conflitto psichico non poteva più essere spiegato.
Urgeva una revisione della teoria.
Freud perciò sostituisce alla vecchia opposizione pulsioni sessuali/pulsioni di autoconservazione, la contrapposizione tra pulsioni di vita/pulsioni di morte (Eros-Thanatos).
L'unico vantaggio della nuova opposizione è che valorizza il ruolo dell'aggressività, fatta rientrare sotto il capitolo pulsione di morte.
Come arriva Freud alla nuova teoria, che troviamo nei saggi Al di là del principio di piacere del 1920 e L'Io e l'Es del 1923?
La revisione si era resa necessaria, non solo per i problemi teorici connessi all'introduzione del narcisismo, ma anche perché la teoria della libido non era in grado di spiegare i problemi clinici della coazione a ripetere, dei sogni angosciosi, della nevrosi traumatica, della reazione terapeutica negativa, dell'aggressività, dell'ambivalenza, del sadomasochismo, in base al principio di piacere come tendenza generale dell'apparato.
Questi dati vengono ora spiegati da Freud come tendenza a riprodurre uno stato precedente.Questa tesi viene giustificata soprattutto con una riflessione metapsicologica sui concetti economici: funzione primaria dell'apparato è quella di legare l'energia interna, ancor prima di poterne regolare il flusso col principio di piacere.
La tendenza alla ripetizione sarebbe espressione della funzione di legame, così come la tendenza al piacere sarebbe espressione della funzione di scarica.
Ma anche la tendenza alla ripetizione sarebbe di carattere pulsionale, anzi rappresenterebbe la caratteristica fondamentale delle pulsioni.
Freud cerca la prova di questa tesi sul piano delle speculazioni biologiche circa il comportamento delle cellule.
Il metabolismo degli organismi biologici viene interpretato come manifestazione di un'ipotetica coppia di pulsioni elementari, Eros e pulsione di morte, attive a livello delle singole cellule.
La nozione di pulsione, intesa come tendenza al ritorno ad uno stato precedente inorganico, diventa la forza fondamentale di tutta l'attività degli organismi.
La pulsione è tendenza biologica prima che psichica.
Ma come fa a rientrare in questo schema (che si addice prevalentemente alla pulsione di morte) Eros o la pulsione di vita?
Eros è infatti tendenza all'integrazione. Per poterla dedurre dal concetto generale di pulsione, ossia di ritorno ad uno stato precedente, deve far ricorso al mito dell'androgino, come entità integrata cui Eros tenderebbe con la sua attività.
Le pulsioni in senso clinicosono una derivazione di queste entità ultime, mediante processi di fusione (controllo di Eros sulla pulsione distruttiva) e di defusione (distruttività libera), da cui hanno origine le manifestazioni psicologico-comportamentali delle pulsioni.
In tutto ciò si può notare l'ingerenza di paradigmi metafisici , da cui la nuova teoria pulsionale viene indebitamente dedotta.
La confusione tra piano speculativo e piano della spiegazione dei dati ha prodotto solo una pseudo-teoria.
I concetti clinico-psicologici mantengono invece una loro validità indipendente (coazione a ripetere come fatto clinico, senso di colpa ecc.) ma rischiano di rimanere senza basi teoriche.



domenica 19 febbraio 2012

Piazza Navona



festival di Sanremo



Ieri sera si è concluso il Festival di Sanremo.
Grazie alle polemiche che lo hanno accompagnato,
ha funzionato da sistema di distrazione di massa.


Riguardo alla storia di Celentano poi...
Posto il fatto che ognuno ovunque deve essere
messo in grado di parlare liberamente, senza
offendere né dire cose false, né mentire (in ogni caso
se fai una di queste cose, ne subirai le conseguenze),
è chiaro che la RAI ha invitato Celentano x fare ascolti
e incamerare soldi con la pubblicità.

Ma Celentano ieri sera sembrava un predicatore
americano. Inguardabile e inascoltabile.


P.S. Riguardo all'accusa rivoltagli dai 2 giornali
cattolici, di essersi voluto vendicare per le critiche
al cachet, non mi sono sembrate del tutto prive di
fondamento.


P.S. Mi è sembrato sbagliare abbinare Famiglia
Cristiana e L'Avvenire. Sono diversi.





venerdì 17 febbraio 2012

paesini



giovedì 16 febbraio 2012

Flannery O' Connor - seconda parte

LE SUE IDEE SULLA SCRITTURA
"Chiunque sia sopravvissuto alla propria infanzia,
possiede materiale sufficiente per scrivere"
...
tuttavia l'abilità di creare la vita con le parole è un dono".
Secondo Flannery O' Connor nello scrivere un
racconto
non si tratta di esporre teorie ma di
raccontare una storia concreta che riguarda una
persona precisa in una situazione specifica.
L'artista osserva la realtà usando i sensi per
cogliere il significato contenuto nelle cose.
Quando scrive un racconto, in un certo senso
l'autore restituisce ciò che ha visto, ricreandolo.
Per far ciò deve rappresentare ciò che il
protagonista vede, tocca, odora ecc.
La narrativa è un'arte incarnatoria, non parla
di personaggi, ma attraverso i personaggi e mira
a scoprire il mistero di una personalità, inserita
in un contesto sociale credibile e significativo.
Grande attenzione al reale dunque, al particolare
concreto. Quanto più la storia forza i limiti della
credibilità, tanto più convincente dev'essere
l'ambientazione.
La scrittrice porta ad esempio il racconto La
metamorfosi
di Kafka: come è noto è la storia di
un uomo che si sveglia un mattino trasformato
in uno scarafaggio e tuttavia la situazione viene
accettata dal lettore perché i particolari concreti
sono assolutamente convincenti.
Qui non viene distorta la realtà, ma si ricorre
alla distorsione per arrivare alla realtà.
Attenzione però. Il racconto è sempre
un'interpretazione della realtà.
Quindi non un naturalismo fotocopia del reale,
ma il tentativo di cogliere il particolare essenziale,
quello capace di esprimere il mistero di una
personalità.
Per la O' Connor l'universo visibile è un
riflesso di quello invisibile
.
Il reale è il territorio del dramma del bene e del male:
a lei interessano le linee invisibili del movimento
spirituale
che portano un personaggio,
inizialmente poco disposto, ad accettare la Grazia,
la redenzione.
Ma prima che questo possa avvenire dev'essere
descritto il peccato, il male in cui è immerso il
protagonista.
"E' il diavolo a gettare le basi affinché la grazia
sia efficace".

La O' Connor riteneva che in certi casi il peccato
fosse una scorciatoia per avvicinarsi a Dio.
(Può essere interessante un confronto col libro di
A.Yehoshua
, Il potere terribile di una piccola colpa,
in cui si parla dell'evoluzione morale del personaggio
nel corso della storia, come di un elemento essenziale
della narrativa.)
Ma come può essere descritto in un racconto il
mistero di una personalità e il suo aprirsi ad una
dimensione diversa?
Usando particolari dotati di valore simbolico.
Nel racconto Good Country People facciamo la
conoscenza di una ragazza con una laurea in
filosofia e una gamba di legno.
Un giovane e sfacciato venditore di bibbie
dall'improbabile nome fallico fugge con la sua
gamba di legno.
Già dall'inizio veniamo a sapere che la dottoressa
è menomata non solo nel fisico ma anche nello spirito.
Alla gamba di legno corrisponde una parte, anch'essa
di legno, della sua anima.
Quando l'uomo la ruba, il lettore s'accorge che
si è portato via una parte della personalità della
ragazza.
Il simbolo permette al racconto di agire
in profondità, è un'immagine grazie alla quale lo
scrittore esprime un altro livello di realtà.
In questo modo il racconto riesce a superare
l'handicap della brevità.
Per ottenere lo stesso effetto si può anche
usare un'azione particolare, un gesto giusto
eppure inatteso, che ha un valore anagogico,
capace di mostrare anch'esso un diverso livello
di realtà contenuto nella situazione.
Questa seconda possibilità è ben espressa nel
racconto A Good Man is Hard to Find, in cui
si narra di una famiglia di sei persone in viaggio per
la Florida.
Durante il viaggio si imbattono nel Balordo,
un galeotto evaso. Riconoscendo il criminale,
la nonna ne rivela stupidamente l'identità,
segnando così il proprio destino e quello dell'intera
famiglia.
Alla fine del racconto c'è un duello verbale fra
la nonna, un'anziana signora mediocre e ipocrita,
e il Balordo. Un criminale che, agli occhi della sua
creatrice, è uno strumento della grazia divina,
molto più in contatto con Cristo rispetto alla
nonna, con le sue credenze convenzionali.

L'elemento che fa funzionare il racconto in
A Good Man
... è l'agnizione da parte della
Nonna che il Balordo è uno dei suoi figli.
Essa si rende conto, pur con tutti i suoi limiti,
di essere responsabile per l'uomo che ha dinanzi a sè.
Riguardo alle critiche circa l'impiego della
violenza nella sua opera
, la O' Connor
rispondeva che la violenza è la situazione estrema
che meglio mostra a ciascun personaggio chi è
veramente, e lo prepara ad accettare la grazia.

Secondo la O' Connor i veri peccati della
narrativa sono la pornografia e il sentimentalismo.
La sua carriera letteraria fu una lotta contro
il tempo
.
Usò la malattia, con le sue percezioni acutizzate,
come un ausilio per interpretare il mondo:
Non sono stata mai altrove che malata.
In un certo senso la malattia è un luogo, più
istruttivo di un lungo viaggio in Europa."
Riuscì a scrivere due romanzi: Wise Blood
(La saggezza del sangue), e The Violent Bear
It Away
(Il cielo è dei violenti); di un terzo romanzo
abbiamo un estratto pubblicato in forma di racconto
col titolo Amore e rabbia.
I romanzi le costarono una grandissima fatica,
li amava e insieme li detestava per la fatica di
scrivere e riscrivere.
Scrisse anche due raccolte di racconti: A Good Man
is Hard to Find and Other Stories,
e Everything
That Rises Must Converge
.
In confronto ai romanzi scrivere racconti era un
riposo. Le piaceva molto leggere e rileggere
i suoi racconti, si sbellicava dalle risa mentre lo faceva.

Scrisse anche saggi di teoria letteraria: Mistery and
Manners
; e molte lettere di cui curò la raccolta,
dopo la sua morte, Sally Fitzgerald col titolo
The Habit of Being
.
Interessanti i titoli dei suoi racconti:
A Good Man Is Hard to Find
è un modo di dire
comune in certe zone, oltre che il titolo di un
vecchio blues; alcuni sono sentenze bibliche;
The Life You Save May Be Your Own era un
appello per la sicurezza stradale.

Mi vengono in mente Alice Munro e Raymond Carver,
due autori che usano anch'essi titoli poco aulici,
presi dal linguaggio comune e molto espressivi.
Flannery O'Connor scrive le sue prime storie negli
anni cinquanta, nel clima della Guerra Fredda.
Mentre è ospite della colonia artistica di Yaddo
scoppia uno scandalo: è un covo di comunisti!
Per difendersi dal totalitarismo sovietico gli Stati
Uniti coniano la cultura di massa del consenso in
cui prosperità economica e osservanza religiosa
sono indice della superiorità statunitense.
Flannery O' Connor è un'eccentrica scrittrice
americana; una moralista veemente,
addirittura tendenziosa.
La O' Connor era convinta che il fatto di scrivere
dal punto di vista di una rigida ortodossia cristiana
non limitasse in alcun modo la sua libertà di scrittrice.
Inoltre pensava che il giudizio morale dovesse essere
implicito nell'atto della visione.
Protagonista dei suoi racconti è il mistero che
interviene inatteso e imprevedibile a sconvolgere
l'esistenza dei personaggi dei suoi racconti,
svelando la caducità delle loro certezze e ponendoli
di fronte all'eterna scelta dell'uomo tra aprire il
proprio animo alla provocazione o rifiutare l'incontro
con la possibilità donata di svelare il senso ultimo della vita.
Il suo realismo affonda le radici in quel Sud che
ha avuto in Faulkner il suo Eschilo.
Amava il Sud perché la vita vi conservava ancora
il sapore dell'Antico Testamento: i suoi profeti
vagabondi, i negri, la campagna, il Peccato, la
Grazia, la Redenzione.
Tuttavia l'etichetta di "scrittrice del Sud" era
quella che più la irritava.
Secondo O' Connor lo scrittore di narrativa
parla sempre del mondo intero.
E' nota l'ammirazione della scrittrice per
Edgar Allan Poe
, da cui forse ha tratto
ispirazione per la sua scrittura grottesca,
un miscuglio di comicità e di orrore in cui
la deformazione fisica e spirituale dei
personaggi è il mezzo estetico per provocare
nel lettore un giudizio morale.
I suoi primi racconti sono vivaci bozzetti.
Presentano situazioni estreme: vite di poveri,
bianchi o neri, del sud degli Stati Uniti, in un
linguaggio più crudo e attento al particolare
realistico che non quello usato nei racconti della
maturità.
Traspare da queste storie un vivo interesse per
la questione razziale, trattata con un realismo
non ancora mediato dalle convinzioni religiose
che porteranno in seguito la scrittrice ad una
visione del problema come parte di una condizione
umana più complessa, non riducibile a pura
conflittualità sociale.
La sua prima raccolta di racconti, A Good
Man is Hard to Find,
viene pubblicata nel 1955.
L'insufficienza e la presunzione della spiegazione
razionale della realtà viene messa continuamente
in discussione o addirittura in ridicolo, attraverso
interventi dolorosi e traumatizzanti della grazia divina.
Vedi ad esempio il racconto Gli storpi entreranno
per primi.
I suoi personaggi vivono l'intervento divino
come una violenza, un intervento distruttivo
che sconvolge l'equilibrio del mondo umano:
la visione religiosa che si ricava dai racconti è
spesso opprimente.
Ma il punto di vista della scrittrice è che morte,
sofferenza, disordine sono i mezzi attraverso
i quali un personaggio passa da una comprensione
meschina e superficiale dell'esistenza, al mistero
nel quale l'uomo vive e muore.
Nei racconti della seconda raccolta, di dieci anni
posteriore: Everything That Rises Must converge,
la tematica della O' Connor si evolve verso una
concezione teologica più complessa: al dualismo
delle storie precedenti, sempre risolto da epiloghi
di morte-redenzione dei personaggi chiave, la
scrittrice oppone una formula di risoluzione più
sofisticata.
Come fa intendere il titolo originale, una frase
di Teilhard de Chardin, la O' Connor ipotizza,
insieme al filosofo cattolico, che l'evoluzione
umana tenda a proseguire verso livelli di
coscienza più alti, e che l'ultimo stadio di
questo processo evolutivo sia la pura coscienza,
l'Essere, Dio stesso, punto di convergenza di ogni
contraddizione e dualismo, il cosiddetto Punto Omega.
La O' Connor tuttavia sembra voler affermare che
proprio lo scatenarsi delle passioni umane, più che
il tentativo di controllarle per mezzo della ragione,
porti sulla via della salvezza.
Forse il peccato è una violenta scorciatoia per
tornare a Dio.

OPERE IN EDIZIONE ITALIANA
Tutti i racconti, Bompiani 2001.
Sola a presidiare la fortezza
(The Habit of Being. Letters), Einaudi.
La saggezza del sangue (The Wise Blood),
Garzanti 2002 - è una riedizione con prefazione
di Fernanda Pivano.
Il cielo è dei violenti (The Violent Bear It Away),
Einaudi 1994.
Nel territorio del diavolo. Sul mistero di
scrivere
(Mistery and Manners)
, a cura di
Robert e Sally Fitzgerald, Minimum Fax 2003 .


Per leggere l'articolo nella sua interezza, vedi:

http://www.tinas.it/letteratura/Oconnor.ht




Flannery O' Connor - prima parte

"Un bisogno disperato degli altri, che rimane
inappagato, può farti prendere un indirizzo
creativo".







Flannery O' Connor nasce nel 1925 a Savannah
in Georgia. I suoi genitori sono di origine irlandese
e religione cattolica, una minoranza nel Sud degli
Stati Uniti.
A sei anni nasce la sua passione per i pennuti
domestici. Insegna ad un pollo a camminare
all'indietro: arriva da New York un operatore
televisivo per riprendere bambina e pollo in azione.
"Ho fatto i primi sei anni di scuola dalle suore.
Fra gli otto e i dodici anni avevo l'abitudine
di chiudermi ogni tanto a chiave in una stanza
e facendo una faccia feroce, vorticavo torno
torno coi pugni serrati scazzottando l'angelo.
Si trattava dell'angelo custode che, secondo le
suore, non mi mollava un attimo."
A dodici anni comincia a disegnare e a scrivere
poesie e racconti per i genitori.
Il padre si ammala di lupus eritematoso,
una malattia che attacca il sistema immunitario.
Si trasferisce con la madre a Milledgeville,
dove condivideranno la casa con la numerosa
famiglia materna. Il padre le raggiungerà ben
presto, costretto dalla malattia ad abbandonare
il lavoro ad Atlanta.
Il padre muore quando lei ha sedici anni.
Da allora vivrà con sua madre, cui la legherà
un profondo rapporto. Anche se forse proprio
quest'ultima le fornirà il modello per creare le
insopportabili genitrici che popolano i suoi racconti.
Finite le scuole superiori, frequenta la Georgia
State College for Women, ad un solo isolato
da casa, laureandosi in Sociologia nel 1945.
Segue il Writers' Workshop presso la State
University of Iowa ottenendo una laurea in Lettere.
Il manoscritto della tesi di Master comprende i
suoi primi sei racconti: Il geranio, Il barbiere,
La lince, Il raccolto, Il tacchino, Il treno.
In questo periodo le sue letture subiscono
un grande incremento.
Da piccola aveva letto i miti greci e romani;
più tardi, e per moltissimo tempo, era stata
affascinata da Edgar Allan Poe di cui diceva:
"per me i suoi racconti continuano a svettare
su tutto, per giunta sono convinta che li ha
scritti tutti da ubriaco"
.
Ora legge gli scrittori del Sud come Faulkner;
ma anche Joyce; i romanzieri cattolici; i russi:
Dostoevskij, Turgenev, Cechov e Gogol; Conrad
,
di cui è grande ammiratrice; Flaubert; Balzac; Kafka;
Hawthorne
, a cui si sente affine; Henry James,
di cui apprezzava enormemente lo stile; Celine,
benché fosse un fascista; Nabokov; Simone Weil,
la cui vita è per lei una miscela quasi perfetta di
Comico e Terribile.
E ogni sera prima di andare a letto legge la
Summa
di San Tommaso.
Quando è lontana da casa ogni giorno va a
messa e scrive alla madre.
La madre eredita una fattoria, che apparteneva
alla sua famiglia da prima della guerra di Secessione.
Ci sono cinquecento acri di campi e mille di bosco;
madre e figlia vanno ad abitarci.
"Qui di notte sembra di essere nella giungla,
perché i pavoni urlano e strepitano alla minima
perturbazione atmosferica o rumore meccanico...
Ci Passo le ore seduta con loro sui gradini del cortile".
Nel 1948-49 accetta l'invito della Yaddo Foundation,
una colonia di artisti, e vi trascorre i mesi di giugno
e luglio.
Qui fa amicizia con alcuni scrittori tra cui Robert e
Sally Fitzgerald
. Sarà loro ospite pagante in
Connecticut durante la redazione del suo primo
romanzo.
Tornata a casa le viene diagnosticata la stessa
malattia che ha ucciso il padre.
Ha inizio il calvario delle cure.
Accetterà stoicamente la sua sorte appoggiandosi
alla sua fede religiosa per dare un senso alla malattia.
Nel 1952 viene pubblicato The Wise Blood
(La saggezza nel sangue), il romanzo che le darà
successo e notorietà, e da cui John Huston ricaverà
un film.
Il senso del titolo è che spetta alla saggezza del
sangue condurre i protestanti del Sud alla grazia,
visto che non hanno i sacramenti.
Il protagonista del libro è Hazel Motes, un militare
congedato che abbandona la sua fede per fondare
una nuova religione, la "Chiesa senza Cristo".
Comincia a dipingere scene di vita alla fattoria e
a pubblicare racconti.
"Io lavoro solo un paio d'ore al giorno perché
è tutta l'energia che ho a disposizione, ma in
quelle due ore non permetto a niente di
interferire. Il fatto è che se non ti metti seduta
tutti i giorni, al momento buono tu non ci sei."
Nonostante le restrizioni impostele dal male,
nel suo ambiente trovava tutto ciò di cui
aveva bisogno per scrivere.
La O' Connor amava la vita nella sua quotidianità.
Tutto questo, dice Pietro Citati, suscitava in lei
una curiosità una passione conoscitiva e un
divertimento non minore di quello con cui
Omero seguì le avventure di Ulisse.
E' costretta ad usare il bastone per camminare.
Riceve una lettera da una giovane donna di
Atlanta: la misteriosa A con la quale intavolerà
un importante rapporto epistolare.
Nel corso del tempo porterà avanti molte amicizie
intense e appassionate attraverso la corrispondenza.

Dopo la sua morte, Sally Fitzgerald curerà l'edizione
americana delle sue lettere.
Intitolerà la raccolta The Habit of Being, ricavandolo
dall'uso che Flannery faceva della parola habit: non
meccanica abitudine, ma qualità essenziale per l'artista.
Nelle Lettere la scrittrice parla delle sue opinioni
letterarie, dei suoi libri, delle sue letture, ma anche
della sua malattia e delle sue credenze religiose.
Non sono lettere convenzionali, la scrittrice
esprime le sue opinioni in maniera molto diretta,
esaminando con piglio rude le sue vedute e quelle altrui.
Nel 1957 alla televisione trasmettono l'adattamento
di un suo racconto, con Gene Kelly protagonista:
per Milledgeville è la gloria.
Nel 1958 fa un viaggio in Europa; va in visita
dal papa Pio XII e in pellegrinaggio a Lourdes.
Nel 1962 pubblica The Violent Bear It Away
(Il cielo è dei violenti).
Come il precedente, anche questo romanzo è
rappresentativo della sua visione del Cristianesimo.
Il tema è sempre il conflitto tra l'attrazione per il
sacro e la miscredenza: il giovane Francis Marion
Tarwater è stato allevato dal fanatico e tirannico
prozio Mason per essere un profeta e perché sia
in grado di seppellirlo cristianamente, al momento
buono, in modo che il suo corpo possa affrontare
integro il Giorno del Giudizio e la Resurrezione della
Carne....
I dolori alle ossa la costringono spesso a tornare
in ospedale; il disgregarsi dell'anca e della mandibola
sono dovuti all'eccesso di steroidi necessari a tenere
sotto controllo il lupus.
Continua a scrivere racconti e, quando ce la fa,
va in giro a fare conferenze.
Scopre di avere un tumore. L'operazione risveglia
il lupus.
Tornata a casa, fino all'ultimo continuerà a
correggere i suoi racconti.