sabato 31 marzo 2012

Il professor Monti


Il sobrio Professor Monti negli ultimi giorni non ha dato prova di molta sobrietà:
- Durante gli incontri asiatici il suo staff ha diffuso la notizia che il Presidente Obama, durante un suo discorso, si sarebbe soffermato a tessere le lodi del nostro Professore.
Nei documenti ufficiali tuttavia, non si troverebbero tracce di queste lodi. Chissà.
- Qualche giorno prima la consorte del Professore si è lasciata intervistare da Alfonso Signorini, noto dipendente di Berlusconi. Un'intervista di 12 pagine con molte foto.
Questa è sobrietà o modi berlusconiani? L'esimio Professore non può non sapere che questi sono messaggi importanti, si identifica con Berlusconi? Lancia un ennesimo messaggio a Berlusconi?
E' sobria il ministro Fornero quando dice che assegnare un sussidio a chi non ha nulla spingerebbe gli Italiani a mangiare pasta al sole?
E' sobria il ministro Fornero quando, di fronte al problema degli esodati, dice che il governo non è lì per distribuire caramelle?
Per non parlare del fatto che hanno varato provvedimenti senza informarsi preventivamente sui numeri del problema.

Ma lasciamo stare la sobrietà. E dell'equità che a volte sbandiera Monti che possiamo dire?
Gli Italiani erano pronti a fare sacrifici, coscienti dei problemi dell'Italia. Ma equità significa far pagare in proporzione al reddito.
Finora hanno pagato esclusivamente le classi medio-basse.
I Professori ricchi esponenti delle classi ricche tagliano i redditi di chi sopravvive a stento. E non si vergognano.

La Finanza creativa che gioca con capitali virtuali manda all'aria l'economia concreta, e i lavoratori ne devono pagare le conseguenze.
Oggi sui giornali è apparsa la notizia che i dipendenti delle aziende dichiarano di più dei proprietari delle aziende.

P.S. Le iene hanno intervistato una serie di Parlamentari chiedendogli chi erano gli esodati.
Per pietà non riporto le loro risposte.



domenica 25 marzo 2012

Una passeggiata a Spello


























































































































questa è la Cappella del Pinturicchio
(scusate la scarsa qualità dell'immagine)


































sabato 24 marzo 2012

Viterbo


















che fretta!


Entrò in bagno e controllò la pettinatura, se pioveva era fritta, inutili le due ore dal parrucchiere.
Controllò l'orologio, ancora mezz'ora.
Un colpo di pettine alla frangia, uhm meglio prima.
In cucina a prepararsi un caffè, no avrebbe dovuto rilavarsi i denti, prese una pasticca per profumare l'alito.
Di nuovo in bagno, ma non l'aveva già fatta?
Prese un giornale, lo buttò sulla poltrona, non riusciva proprio.
Davanti allo specchio, camicetta troppo scollata? gonna troppo corta?
Basta, erano giorni che faceva e disfaceva il look.
Guardò l'orologio, aiuto, quasi quasi faceva tardi.
Infilò le scarpe con le zeppe altissime, prese la borsetta; la chiave la chiave dov'era finita?
Ah eccola, sospiro di sollievo. Chiuse la porta.
Uffa, l'ascensore non era al piano, sbrigarsi sbrigarsi, cominciò a scendere a piedi, ahhhhhhhhh!
Culo a terra e slogatura.



martedì 20 marzo 2012

castello di Bracciano



Un dolce per Pasqua: la pastiera napoletana



Questa è la mia versione della pastiera napoletana.
Ve la propongo per tempo:






Gli ingredienti per la pasta frolla sono:
300 grammi di farina, 150 grammi di burro, 100 grammi di zucchero, 3 tuorli d’uovo, un pizzico di sale e la buccia grattugiata di un limone.
E questi sono gli ingredienti per il ripieno:
600 grammi di ricotta, 200 grammi di riso o grano, 160 grammi di zucchero, 100 grammi di cedro e scorza d’arancia canditi, una bustina di vaniglina, un po’ di cannella in polvere, 1 litro di latte circa, poco burro, 5 o 6 uova, 1 limone, sale, e zucchero al velo.
A questo punto, mettiamoci all’opera
Per prima cosa mettiamo a bollire il riso nel latte, insieme alla scorza di ½ limone, ad un pizzico di cannella, un cucchiaio di zucchero e un pizzico di sale.
Poi togliamo la scorza di limone e facciamo raffreddare.
A questo punto prepariamo la sfoglia impastando la farina con lo zucchero, il burro e i 3 tuorli d’uovo.
Formiamo una palla e mettiamola in frigo per una mezz’ora.
Riuniamo in una terrina il riso bollito, la ricotta lavorata con la forchetta, lo zucchero, la scorza grattugiata di limone, i canditi tagliati a dadini, un pizzico di cannella, e la bustina di vaniglina.
Facciamone un composto omogeneo aggiungendo i tuorli d’uovo , e uniamo in ultimo, con delicatezza, gli albumi montati a neve ferma.
Ungiamo di burro una tortiera a bordi alti, e dividiamo la pasta in 2 parti: con la prima foderiamo il fondo e i bordi della tortiera, quindi versiamo il composto e livelliamo.
Tagliamo la seconda parte della sfoglia in striscioline (come tagliatelle) e disponiamole incrociate sopra la torta, come se dovessimo preparare una crostata.
Infine usiamo i ritagli della pasta frolla per bordare la pastiera.
Spennelliamo con latte e uovo battuto, spolverizziamo di zucchero, disponiamo pinoli o mandorle qua e là.
Passiamo la tortiera in forno a 180° per circa 45 minuti.
Quando avrà preso un bel colore dorato sforniamola, facciamo raffreddare la torta nel recipiente di cottura, poi passiamola in un piatto di servizio ricoperto di carta pizzo.
Certo, è un po’ complicata, ma non impossibile. E poi è buona.
E buona Pasqua!



domenica 18 marzo 2012

Bomarzo



Spunti di psicoanali infantile



Lo sviluppo emotivo del bambino
Lo sviluppo emotivo del bambino si concretizza e si svolge all'interno di una relazione.
L'evoluzione affettiva del bambino è la storia dei suoi rapporti con le persone .
All'inizio della sua storia il bambino incontra il mondo attraverso la figura della madre.
Da questo primo rapporto molto esclusivo, il mondo esterno del bambino gradualmente si arricchisce, fino a comprendere il padre i fratelli i nonni gli amici la scuola e così via.
Nell'interazione con l'ambiente, costituito all'inizio dai genitori, il bambino costruisce schemi di comportamento con l'altro che tenderà a riprodurre tutta la vita.
Che cos'è il bambino ai suoi inizi? Certo non è un uomo in miniatura.
Il bambino agli inizi è una creatura immatura, dominata dai bisogni e dalle emozioni.
Il fatto che un neonato si trasformi in un uomo o una donna nel senso pieno del termine, dipende da una complessità di fattori interagenti: il bambino ha in sé solo le capacità potenziali di diventare una persona, capacità che possono attualizzarsi solo nell'incontro con opportunità adeguate.
I fattori che giocano in questo processo sono: da una parte il bambino con i suoi dati costituzionali di partenza, e con lo sviluppo graduale al suo interno di una struttura psichica, soprattutto di un Io che sintetizzi le esperienze vissute; dall'altro l'ambiente e il suo influsso educativo.
C'è uno scambio reciproco di richieste tra bambino e ambiente.
Da un lato il bambino chiede la soddisfazione dei suoi bisogni, in modo impellente; dall'altro la società attraverso l'educazione e le cure parentali veicola la richiesta di aderire ad un certo modello di membro di una determinata società.
Nel caso ideale l'ambiente non porrà al bambino richieste superiori a quelle per lui accettabili, e il bambino una volta cresciuto sarà gratificato dal senso di appartenenza ad una particolare comunità e dal sentimento di possedere un'identità riconosciuta dagli altri.
A differenza dell'animale che possiede modelli di comportamento relativamente innati, precoci e pronti all'uso per interagire col segmento di mondo che lo circonda, l'uomo non ha istinti in questo senso. Ha però capacità di apprendere.
Come animale l'uomo non vale molto, dice Erikson.
Gli istinti innati dell'uomo sono solo dei frammenti di tendenze che vanno riuniti e organizzati nel corso di un'infanzia prolungata, attraverso l'educazione, la scuola ed altri mezzi, varianti da cultura a cultura, perché impari i principi della complementarità, dell'autoconservazione, e dell'interazione con una parte della natura.
Questa è insieme la forza e il limite dell'uomo.
Il bambino attraversa una serie di tappe evolutive, sia per quanto riguarda il suo sviluppo affettivo-emotivo, che il suo sviluppo cognitivo (vedi Piaget).
Queste due componenti vengono a formare la struttura della sua personalità, strettamente legate l'una all'altra.
Un disturbo incontrato dal bambino in una di queste due aree si ripercuote immediatamente in tutta la sua personalità.
Ma entriamo più addentro al discorso sullo sviluppo affettivo: questo processo consiste nell'integrazione e nello sviluppo del primitivo corredo di reazioni sessuali e aggressive, all'interno del rapporto con le figure significative del suo ambiente.
Nel corso di questo sviluppo il bambino s'incontra con una serie di tappe cruciali, di momenti significativi di crescita, di crisi, capaci di determinare progressi, ma anche pericoli e conflitti.
Abbiamo già accennato al fatto che il bambino ai suoi inizi è dominato dai bisogni. Bisogni provenienti sia dall'esterno: rumori o luci troppo forti, freddo, eccetera, che dall'interno del suo corpo: bisogni di cibo, di sonno, che gli si cambino i pannolini bagnati, e soprattutto di conforto, di una presenza amorosa costante al suo fianco.
Il neonato non può far fronte a questi bisogni da solo; è necessario un intervento dall'esterno qualunque sia il bisogno da cui il bambino è pressato.
Uno solo è il comportamento mostrato in superficie: pianto ed agitazione, di qui la necessità per chi lo assiste di imparare a distinguere tra i diversi bisogni del neonato e di dare una risposta giusta al bisogno specifico.
Cosa accade presumibilmente nella psiche del bambino all'inizio?
Due contrastanti sensazioni lo dominano: dispiacere quando i suoi bisogni non vengono alleviati, e piacere quando vengono soddisfatti.
Poniamo che il suo bisogno di un dato momento sia il cibo: ripetute esperienze di soddisfazione della fame gli insegneranno ad associare al bisogno del cibo, l'immagine di una madre che accorre con un biberon.
Ma a questo punto dobbiamo fare un'osservazione particolare: il bambino non sa distinguere tra sé e la madre, non sa dove finisce lui e dove comincia la madre: tutto ciò che è piacevole, e la madre è piacevole, viene vissuto dal bambino come facente parte di sé; tutto ciò che è in qualche modo doloroso, viene rigettato da sé.
Insomma è come se l'altro non avesse esistenza propria; l'altro viene confusamente avvertito solo quando il bisogno si rappresenta, e gradualmente si fa strada la consapevolezza che è da lui che ci vengono le cose.
All'interno di questo rapporto, in cui il bambino riceve dalla madre il sollievo dalle sue tensioni, e la madre la gratificazione del suo bisogno di essergli indispensabile, se la madre è sufficientemente in grado di entrare in empatia col figlio sui suoi bisogni, il bambino comincia ad uscire dal primo strato di concentrazione esclusiva in se stesso, e diventa disponibile all'incontro, sviluppa affetto per chi è così importante per lui.
La madre viene gradualmente interiorizzata, cioè comincia ad essere percepita come qualcuno che esiste sempre, anche quando non ne ha bisogno (costanza dell'oggetto); nasce così il senso primario di fiducia, tanto importante per la futura evoluzione positiva di ogni persona.
Senso di fiducia che è il segno del superamento della scissione tra madre buona e madre cattiva, segno che il bambino ha imparato a tollerare un certo grado di rifiuto da parte della madre; rifiuto che esiste sempre, sia perché è impossibile accettare completamente chicchessia, sia perché le pretese del bambino sono talmente alte, che neanche la madre più devota, potrebbe soddisfarle.
All'interno dunque di questo primo rapporto con la madre, il bambino riceve soddisfazione ai suoi bisogni fondamentali: quello di essere sostenuto e confortato, e quello di ricevere la fonte della sua sopravvivenza.
In questo periodo la bocca costituisce per il bambino la parte più importante del suo corpo; da cui trae sia il nutrimento che un altro tipo di piacere: il succhiare per il succhiare, che è espressione di questo rapporto piacevole che si va creando con la madre.
Ma l'attività gratificante della bocca non si limita a questo: il bambino si comporta come se volesse conoscere con la bocca tutto ciò che è alla sua portata, mette tutto in bocca.
Finora il mondo degli adulti si è comportato in modo molto tollerante, limitandosi in pratica ad averne cura, e richiedendo al bambino solo una certa abitudine all'ordine e regolarità nell'assunzione del cibo e del sonno.
Ora nell'educazione del bambino subentra un altro elemento importante: l'educazione alla pulizia. La madre cerca di fargli perdere l'abitudine a bagnarsi e sporcarsi.
L'intero secondo anno di vita trascorre sotto il segno di questi sforzi.
L'impresa non è molto semplice perché all'inizio i muscoli sfinterici del bambino non sono sviluppati ancora al punto da permettergli di trattenere l'orina e di regolare le sue evacuazioni; tuttavia ben presto si rivela l'opposizione del bambino agli adulti, in quanto intende difendere il proprio diritto ad evacuare quando piace a lui, e vuole difendere il possesso su questa parte del suo corpo: è il primo tentativo del bambino di provare la sua autonomia dagli adulti.
Abbiamo ormai visto due dei primi momenti cruciali dello sviluppo, che la psicoanalisi chiama fase orale e fase anale; in entrambi abbiamo potuto osservare che il bambino sviluppa sia modi per entrare in contatto col mondo fisico (nel primo stadio rapporto con l'alimentazione, nel secondo con l'evacuazione), sia modalità sociali (nel primo stadio abbiamo visto sorgere la fiducia, o la sfiducia nel caso sfortunato, e nel secondo i primi rudimenti di autonomia).
Un altro momento importantissimo dell'evoluzione del bambino, cui un tempo si facevano risalire tutte le responsabilità di una futura patologia è quella terza fase in cui il bambino diviene consapevole dei suoi genitali, scopre le differenze tra i sessi, si pone domande sull'origine dei bambini.
Questo è potuto avvenire perché sono ormai entrate pienamente nella sua vita nuove figure: il padre e i fratelli.
Stiamo parlando della situazione edipica; l'aspetto che ci piace sottolineare in questa fase, è il passaggio da un rapporto a due bambino-madre esclusivo, ad un rapporto triadico, in cui c'è anche qualcun altro che viene vissuto come rivale nei riguardi dell'amore della madre, anzi che rivendica un maggior diritto al suo possesso.
Il bambino si trova ad affrontare la paura di essere un escluso.
Ma la cosa è ancora complicata dal fatto che il bambino odia sì il suo rivale, ma lo ama anche, e se ne aspetta protezione.
Il bambino uscirà da questa fase rinunciando al possesso esclusivo sui genitori, e interiorizzando i loro modelli, divieti e scelte di vita (interiorizzazione del Super-Io).
A questo punto il bambino ha rafforzato la sua autonomia dall'ambiente esterno, cui si contrappone con una propria coscienza separata.
C'è poi un periodo di relativa pace, la latenza, in cui sorge l'interesse per altre figure fuori dalla famiglia: compagni di scuola, insegnanti, eccetera.
E' anche il periodo in cui sorgono vari interessi, e il bambino impegna le sue energie in attività socialmente apprezzate. Il bambino insomma per intrattenersi, può cominciare ad affidarsi alle proprie risorse, non ha più bisogno di dipendere esclusivamente dagli altri.
Arriviamo così al turbinoso periodo dell'adolescenza, con i suoi alti e bassi, in cui assistiamo alla rivolta contro i genitori, cioè alla lotta dell'adolescente per affrancarsi dai legami emotivi infantili.
E' un momento difficile sia per i ragazzi che per i genitori, è sostanzialmente una lotta interiore quella che il ragazzo sta combattendo, contro le sue figure interne di genitori idealizzati-disprezzati, ma che si svolge ogni giorno con i genitori reali, e questo provoca spesso grossi problemi nella relazione.

riferimenti bibliografici
Anna Freud, Opere, Boringhieri Torino
Manuel Tejera de Meer, Il bambino e i suoi primi rapporti umani, Cittadella
E.Erikson, Infanzia e società, Armando.