lunedì 30 novembre 2015

la poesia del lunedì - Raymond Carver


Un pomeriggio

Mentre lui scrive e non guarda il mare,
sente che la punta della penna prende a sobbalzare.
La marea sta rifluendo di là della ghiaia.
Ma non è quello. No,
è perché in quel momento lei decide
di entrare con niente addosso nella stanza.
Assonnata, per un istante neanche certa
di dove stia. Lei si tira indietro i capelli
dalla fronte. Siede sul water
con gli occhi chiusi, la testa all'ingiù, le gambe
scompostamente allungate. Lui la vede attraverso
il vano della porta. Forse lei
sta ricordando quel che è accaduto
quella mattina. Perché, dopo un po',
apre un occhio e lo guarda.
E sorride con dolcezza.



da: Blu oltremare (1986) Pironti Napoli



domenica 29 novembre 2015

venerdì 27 novembre 2015

Roma, Campidoglio


Giov



Ho detto ai miei che andavo a giocare a tennis con le amiche (seconda puntata)




Poi ci sono arrivata all’Ostello, della Gioventù.
Da fuori niente male. Le camere invece sembrano stanzoni d’Ospedale, con i panni appesi qua e là.
Bagno in comune, s’intende.


Mi adatterò, non mi pesa. E’ come se non fossi io, come se fossi in una fiction (direste oggi).


L’inglese, il tizio incontrato sul treno, mi aveva detto che non c’erano problemi. Invece alla reception, chiamiamola così, dell’Ostello, mi dicono che non potrò restare più di tre giorni. Una mazzata.


Per fortuna la sera ti passano una specie di cena.  Mi costringo a mangiare qualcosa.
A cena si riunisce un bel po’ di gente che dorme qui, e così ho modo di conoscerli.
Quasi tutti maschi. Per lo più del Nord quelli italiani, dai 17/18 ai 35 anni.



Luca:
E’ una nuova, questa Giulia, non l’avevo mai vista. E’ carina, ma mi pare un po’ strana. E poi non mi piacciono le parolacce in bocca a una ragazza.


Franco:
Questa è tutta matta. Voleva essere libera, e perciò è scappata di casa, da sola, praticamente senza un soldo in tasca.


Vincenzo:
Ci ho parlato. Che vi devo dire? E’ un tipo interessante, anche se mi lascia un po’ stranito.
Da un lato fa l’elenco di tutte le cose che vorrebbe fare nella vita, ma dall’altro ti rendi conto che non ha la minima esperienza. Ma pare che non se ne renda conto o che non gliene freghi niente.
Non so se mi fa più tenerezza o più incazzare.



giovedì 26 novembre 2015

Roma, suggestioni


Giov



martedì 24 novembre 2015

lunedì 23 novembre 2015

E' stata un'estate di 'mmerda, ma ho incontrato Bukowski














Una premessa: la critica letteraria ci tiene molto ad
insistere sul tenere separate le opere di uno scrittore
dalla sua biografia.

Ora, io so benissimo che lo scrittore spesso mente,
deve farlo. Ma è chiaro che trae i suoi spunti dalla
vita sua o da quella degli altri che vede intorno a sé.
E quindi racconta  quello che ha visto che conosce che
intuisce, sia in modo corrispondente a verità, sia
alterandolo per renderlo più interessante, più
confacente al risultato che vuole ottenere.
Ad ogni modo trae spunto per la scrittura da ciò di cui
fa esperienza.

Quindi chiamatemi pure impicciona, ma uno dei miei
più grandi diletti è quello di conoscere le esperienze di vita
di colui o colei che ha scritto il libro che mi ha tanto affascinato.

Scorrendo le pagine di Libero chi legge di Fernanda
Pivano
, grande conoscitrice di scrittori americani, ho
ritrovato il nome di Charles Bukowski, che più volte mi
ero riproposta di leggere/conoscere.


Sì, il titolo del post esprime bene come ho vissuto
il periodo estivo. Linguaggio bukowskiano?
Non ho mai sopportato il veto alle parolacce. Ci sono
occasioni in cui quello che senti puoi esprimerlo solo in quel
modo. Così come ci sono persone o episodi che possono
essere definiti nella loro essenza solo con una parolaccia.

Non sto scherzando, lo penso veramente.
Ragion per cui, se non siete d'accordo con questo modo di
pensare, non leggete Bukowski. Il quale usa normalmente
parole come merda, cazzo, fica e affini.


Bukowski ha scritto molti romanzi, moltissimi racconti,
molte poesie.

E' un autore sostanzialmente autobiografico; usa un
linguaggio apparentemente semplice.

Spesso annoverato tra gli autori della beat
generation
, per lo stile informale, Bukowski ha
sempre rifiutato questo accostamento, gli sembrava di 

notare una qualche posa nell'atteggiamento di questo
gruppo di scrittori
.


Ha più volte dichiarato di scrivere senza pensare
molto, come gli veniva, di quello che andava vivendo. 

Gli argomenti più ricorrenti nelle sue opere sono
l'alcool (beveva almeno 12 birre al giorno più una
bottiglia di whisky), le scopate occasionali e non,
le scommesse all'ippodromo, ecc.

L'alcool ha rischiato una volta di condurlo all'altro
mondo, provocandogli una tremenda emorragia, 

ma l'ha scampata.
Non si capisce come abbia fatto a vivere fino a 74
anni, anche se alla fine è stato ucciso da una
leucemia, bevendo cosi' tanto.


Henry Charles Bukowski era nato nel 1920 in Germania da
una donna tedesca e da un soldato dell'esercito americano.
Quando aveva 3 anni, la sua famiglia si stabilì in America. 

Nel libro Panino al prosciutto racconta che il padre
era un dittatore, lo picchiava almeno 3 volte a settimana,

senza un apparente motivo, e che la madre si adeguava 
al comportamento del marito. 
Fin dalla prima adolescenza Buk aveva scoperto la lettura,
ma
il padre pretendeva che alle 8 di sera si andasse a letto
e si spegnessero tutte le luci.
Buk quindi era costretto ad accucciarsi con la lampada
sotto le coperte, col rischio di mandare a fuoco il letto.

Ricordo che un altro famoso scrittore Daniel Pennac,
costretto in collegio per una parte della sua
infanzia/adolescenza, era costretto a fare la stessa cosa,
per poter leggere.



Buk fu afflitto per lungo tempo da un'acne gravissima,
che gli lasc sul corpo e sul viso delle cicatrici, che gli 

crearono molti problemi.

Frequentò quello che noi chiameremmo il Liceo e un
paio d'anni di Università, poi lasciò la casa paterna e
visse per un lungo periodo di lavori manuali temporanei,
girando da un posto all'altro, bevendo e rifugiandosi in
albergucci malfamati.
Quando era senza soldi dormiva all'aperto, facendo la vita
da barbone.

Poi lavorò, con molta fatica emotiva, in un Ufficio
postale per più di 10 anni, bevendo ininterrottamente.

Infine un giovane e coraggioso editore lo indusse a
licenziarsi
e a dedicarsi esclusivamente alla Letteratura,
assicurandogli uno stipendio mensile. 

Buk racconterà tutto questo nel romanzo Post Office.


Vi sembrerà strano, dopo aver letto di una vita disordinata
piena di alcool, visite alle patrie galere, ed altro,ma Buk 
leggeva molto.
I suoi preferiti? John Fante, Céline, Dostoevsky,
Cechov, Kafka, D.H.Lawrence, Salinger, Henry Miller,
John Thurber.

E sapete come e quando scriveva?
Dopo cena, nella sua camera, seduto alla sua macchina da scrivere, accanto ad un cartone di birra. Scriveva almeno 2 o 3 sere a settimana, e questo era il suo diletto.
Scriveva con la radio accesa, per ascoltare i suoi autori
preferiti di musica classica.
Ora lascio a voi la ricerca degli altri titoli di Buk, se
vi interessano, tanto è facile reperirli su Internet.
Voglio solo dirvi quali sono i miei 2 racconti preferiti:
Un'amabile storia d'amore, e La più bella donna
della città
.

Bukowski era un ubriacone.Un ubriacone è portato a perdere facilmente la testa e spesso ad essere violento.
Io non so come si comportasse nella realtà quest'uomo con le donne, ma questi 2 racconti sono pieni di dolcezza e malinconia nel descrivere due donne particolari.

Cosa mi ha portata e quasi costretta, dopo aver
letto il primo libro di questo autore a leggerne tanti altri?

Da molti critici è considerato uno dei più grandi autori
americani
. Ed è vero che scrive bene e in un suo modo
particolare, anche se forse il giudizio sopra riportato è un
po' eccessivo.
A volte, con i suoi racconti, rende quasi seducente la
vita di un barbone, ti instilla il dubbio che la libertà
interiore sia possibile solo al di fuori delle convenzioni
sociali, anche se in questo modo perderesti tutte le
protezioni che la comunità può darti.


Una curiosità: Bukowski scriveva bevendo. Raymond
Carver
invece, altro grande della Letteratura americana
scrisse i suoi migliori racconti, dopo aver smesso di bere.




















 

 
La poesia del lunedi: Bukowski primo amore



domenica 22 novembre 2015

Che c'è là in fondo?

  




domenica 15 novembre 2015

un po' di serenità






Delusioni della settimana trascorsa


Ne scelgo due:

- Il Presidente della Repubblica Mattarella grazia il cittadino che ha sparato sui ladri che stavano fuggendo da casa sua. Uccide un diciannovenne che stava per rubare il suo Suv.
La grazia serve ad ottenere dai leghisti, come promesso da Calderoli, il ritiro degli emendamenti sull'Italicum.

Perché sono delusa?
Forse volevo illudermi che il Presidente Mattarella volesse tutelare la Giustizia.
Qui invece si concede la grazia in cambio di voti.
Voti a quello che mi sembra il peggior Governo che l'Italia abbia avuto.

Voti che dovrebbero far passare l'Italicum, una serie di norme anticostituzionali che deterioreranno ancor più la nostra malata democrazia.
La grazia per un omicidio ingiustificabile. I ladri stavano fuggendo, quindi non c'era più rischio fisico per il proprietario della casa. Un signore che ha sparato, uccidendo, perché il ladro gli stava rubando la macchina.

- Papa Francesco chiede l'incriminazione dei due giornalisti Nuzzi e Fittipaldi che hanno appena pubblicato 2 libri su comportamenti scandalosi di eminenti esponenti della Chiesa.
Comportamenti che riguardano lussi inaccettabili di porporati che dovrebbero predicare ed esercitare la povertà;  speculazioni finanziarie di vario tipo, per esempio investimenti su società che vendono armi; e una serie di altri comportamenti molto imbarazzanti, inaccettabili se messi in atto da chiunque, figuriamoci da un uomo di Chiesa.


Il Papa ci viene presentato come un lottatore contro questi abnormi ma ormai consolidati comportamenti.
Capisco che non lo faccia felice che i fedeli e l'opinione pubblica ne vengano a conoscenza, ma il suo agire mi è sembrato assai simile a quello dei politici che si arrabbiano e vogliono mettere il bavaglio ai giornalisti perché certe lordure non vengano fuori.

Il Papa e i politici, d'altronde anche il Papa è un politico, è il sovrano dello Stato Vaticano, devono arrabbiarsi con chi commette gli illeciti o con chi li denuncia?
E i cittadini, e i fedeli, hanno il diritto di sapere?
Io non ho dubbi in proposito.





sabato 14 novembre 2015

Parigi


Notre Dame



lunedì 9 novembre 2015

la poesia del lunedì - Pier Paolo Pasolini


 





Dal sito www.pierpaolopasolini.it
traggo questa bellissima poesia che molto ci racconta dell'interiorità dello scrittore:








Supplica a mia madre

E' difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, 
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.

Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile...

da: Poesia in forma di rosa (1961 - 1964), Garzanti, Milano 1964.



domenica 8 novembre 2015

Una passeggiata nel Reatino


Rocca Sinibalda




sulla strada...

il lago del Turano
 
 
 
 
 
Farfa, due deliziosi negozietti
 
 




lunedì 2 novembre 2015

sul lago, suggestioni







La poesia del lunedì - Alda Merini, due poesie per cominciare a conoscerla


















L'ospite

Ti sei presentato una sera ubriaco
sollevando l'audace gesto
di chi vuole fare cadere una donna
nel proprio tranello oscuro
e io non ti ho creduto
profittatore infingardo.
Sulla mia buona fede
avresti lasciato cadere il tuo inguine sporco;
per tanta tua malizia
hai commesso un reato morto.

**********

Io ti ho offerto il mio corpo

Io ti ho offerto il mio corpo come un moto
di gioconda tristezza
come un'acqua serena per andare:
tu mi hai creduto una rupe divina
ma non atta a ancorare la radice...

Io ti ho offerto i miei tralci, la mia voce,
la mia vite feconda
ho domandato che tu mi capissi...

Ma neppure hai cercato di baciarmi
e mi credi una venere delusa.

da: Alda Merini, Fiore di poesia 1951 - 1977, (a cura di Maria Corti), Einaudi 1998.