martedì 13 maggio 2008

Libertà di parola?

Il Presidente del Senato Renato Schifani ha avuto negli anni ottanta frequentazioni mafiose in quanto ha fatto parte di una società di assicurazioni, come socio del boss siciliano Nino Mandalà.
Questo ha affermato sabato sera il giornalista Marco Travaglio, nel corso del programma di rai 3 che tempo che fa, riprendendo la notizia da un libro scritto qualche tempo fa dai giornalisti Peter Gomez e Lirio Abbate.
Quest'ultimo si è occupato spesso di mafia e per questo ora vive sotto scorta a seguito delle minacce ricevute. Mi risulta che sia un giornalista molto stimato, ricevuto per questo dal Presidente della Repubblica al Quirinale.
Dopo l'intervista si è scatenato il cataclisma. Proteste non solo dal Pdl, in qualche modo comprensibili, ma anche dagli impauritissimi vertici Rai, tanto che domenica sera il conduttore del programma Fazio si è scusato pubblicamente e si è beccato dell'impiegato da Grillo.
Ma sono insorti anche i membri dell'opposizione, tra cui la portavoce Finocchiaro.
Mi rimangio la stima che finora avevo nutrito per lei. A nome dell'opposizione la Finocchiaro ha detto: 1) che non si possono affermare certe cose del Presidente del Senato, e 2) che non si può minare così il clima di collaborazione tra maggioranza e opposizione.
----> Io penso invece che se un giornalista viene a conoscenza di una notizia importante, tanto più se essa riguarda una carica importante dello Stato, ha l'obbligo morale di divulgarla.
Se poi ha mentito, deve subirne tutte le conseguenze.
----> Riguardo alla collaborazione tra maggioranza e opposizione, dobbiamo ancora ripetere quali sono i requisiti etici del capo del governo? e cioè niente conflitti di interessi, niente possesso di televisioni e mezzi di comunicazione di massa con cui influenzare a suo vantaggio l'opinione pubblica?
E' da quando Veltroni inviò la famosa lettera alla signora Berlusconi che ho cominciato a temere l'inciucio, ma ora comincio a temerne uno di proporzioni colossali, ai nostri danni.



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