domenica 1 marzo 2009

Palestina: Suad Amiry

Suad Amiry è nata a Damasco da genitori esuli dalla Palestina, in seguito alla costituzione dello stato di Israele nel 1948.
Ha vissuto in Giordania, Siria, Libano ed Egitto. Ha studiato all'estero, ed ha scelto di tornare a vivere in Palestina, a
Ramallah.

Insegna architettura all'Università, e ha fondato un centro per lo studio dell'architettura storica palestinese.

Ha partecipato nel 1991-93 ai colloqui di pace in America, in seno alla delegazione palestinese.
Dopo aver sposato suo marito, ha vissuto per 7 anni come clandestina nel suo paese, in attesa della carta d'identità.

E' una donna alta e, penso, molto simpatica, tra i 50 e i 60 anni.

Tempo fa mi sono trovata tra le mani un suo libretto, edito da Feltrinelli, dal titolo
Sharon e mia suocera.
Nel testo narra di due sciagure: fuori casa l'occupazione israeliana, dentro casa la convivenza forzata, a causa del coprifuoco, con la suocera ultranovantenne. Suocera che si ostina a mantenere abitudini da tempo di pace.

Perché ho detto che Amiry dev'essere un tipo simpatico?
Perché ci racconta con garbo ed ironia l'assurdità della vita nei territori occupati
: check-point ogni pochi chilometri, permessi da richiedere per attraversare zone che si debbono attraversare ogni giorno per andare al lavoro, code da fare per ottenere i permessi, passaporti concessi più facilmente ai cani che alle persone, sospensione del coprifuoco che dura pochissimo senza darti il tempo di fare la spesa, scuole chiuse, case distrutte, serrature sfondate, furti nelle case da parte dei soldati israeliani, devastazione degli uliveti che danno il pane agli agricoltori, costruzione del muro che separa le case dai campi, ecc.ecc.ecc.

E tenete presente che questa è la vita raccontata da una persona della buona borghesia, dotata di cultura e mezzi economici, che le permettono di sopportare questi avvenimenti con spirito e di rifornire la dispensa in previsione dell'assedio.
Non oso pensare alla maggioranza della popolazione, che vive nella povertà già normalmente.

Amiry è una donna spiritosa che, per non impazzire, fa saltare i nervi al soldato israeliano che interroga lei e il marito, fissandogli gli occhi addosso muta, o che al solito soldato che le chiede spiegazioni sul perché di un viaggio in Inghilterra risponde che c'è andata per ballare, o al gendarme che la ferma al check point e la trova senza passaporto risponde che però ce l'ha il cane e lei gli fa da autista.
Voi ci angariate? Non possiamo far molto, ma almeno ci sfoghiamo prendendovi per i fondelli.

Sharon e mia suocera, seguito da Se questa è vita, è quindi una specie di diario dell'occupazione, costituito originariamente dalle mail che lei inviava agli amici per sfogarsi.

Il nostro architetto deve aver preso gusto a scrivere, anzi a fare il cantastorie come dice lei, e ha proseguito con un terzo libro Niente sesso in città.
Naturalmente non è vero che i Palestinesi non facciano sesso, è un titolo provocatorio che vuol smentire alcuni stereotipi, soprattutto sulle donne orientali.

E' il racconto degli incontri mensili in un ristorante bene di Ramallah di un gruppo di donne sulla cinquantina, e di alcune tra i trenta e i quaranta.
Parlano di vita privata, di amore, di chirurgia estetica e di politica.
Soprattutto le sue coetanee, che hanno impiegato la giovinezza nella lotta insieme all'OLP in favore della costruzione di uno stato palestinese, si sentono spiazzate dalla vittoria di Hamas, nelle ultime elezioni.
Hanno lottato per la nascita di una Palestina laica e democratica, ed hanno il timore che la popolazione, ormai arrabbiata e scoraggiata, si butti in braccio ai terroristi fondamentalisti.

A questo punto Amiry presenta una tesi amaramente provocatoria, perché ha vinto Hamas? Perché anche la Palestina, come il suo gruppo di amiche, sta attraversando la crisi della menopausa.






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