giovedì 16 febbraio 2012

Flannery O' Connor - prima parte

"Un bisogno disperato degli altri, che rimane
inappagato, può farti prendere un indirizzo
creativo".







Flannery O' Connor nasce nel 1925 a Savannah
in Georgia. I suoi genitori sono di origine irlandese
e religione cattolica, una minoranza nel Sud degli
Stati Uniti.
A sei anni nasce la sua passione per i pennuti
domestici. Insegna ad un pollo a camminare
all'indietro: arriva da New York un operatore
televisivo per riprendere bambina e pollo in azione.
"Ho fatto i primi sei anni di scuola dalle suore.
Fra gli otto e i dodici anni avevo l'abitudine
di chiudermi ogni tanto a chiave in una stanza
e facendo una faccia feroce, vorticavo torno
torno coi pugni serrati scazzottando l'angelo.
Si trattava dell'angelo custode che, secondo le
suore, non mi mollava un attimo."
A dodici anni comincia a disegnare e a scrivere
poesie e racconti per i genitori.
Il padre si ammala di lupus eritematoso,
una malattia che attacca il sistema immunitario.
Si trasferisce con la madre a Milledgeville,
dove condivideranno la casa con la numerosa
famiglia materna. Il padre le raggiungerà ben
presto, costretto dalla malattia ad abbandonare
il lavoro ad Atlanta.
Il padre muore quando lei ha sedici anni.
Da allora vivrà con sua madre, cui la legherà
un profondo rapporto. Anche se forse proprio
quest'ultima le fornirà il modello per creare le
insopportabili genitrici che popolano i suoi racconti.
Finite le scuole superiori, frequenta la Georgia
State College for Women, ad un solo isolato
da casa, laureandosi in Sociologia nel 1945.
Segue il Writers' Workshop presso la State
University of Iowa ottenendo una laurea in Lettere.
Il manoscritto della tesi di Master comprende i
suoi primi sei racconti: Il geranio, Il barbiere,
La lince, Il raccolto, Il tacchino, Il treno.
In questo periodo le sue letture subiscono
un grande incremento.
Da piccola aveva letto i miti greci e romani;
più tardi, e per moltissimo tempo, era stata
affascinata da Edgar Allan Poe di cui diceva:
"per me i suoi racconti continuano a svettare
su tutto, per giunta sono convinta che li ha
scritti tutti da ubriaco"
.
Ora legge gli scrittori del Sud come Faulkner;
ma anche Joyce; i romanzieri cattolici; i russi:
Dostoevskij, Turgenev, Cechov e Gogol; Conrad
,
di cui è grande ammiratrice; Flaubert; Balzac; Kafka;
Hawthorne
, a cui si sente affine; Henry James,
di cui apprezzava enormemente lo stile; Celine,
benché fosse un fascista; Nabokov; Simone Weil,
la cui vita è per lei una miscela quasi perfetta di
Comico e Terribile.
E ogni sera prima di andare a letto legge la
Summa
di San Tommaso.
Quando è lontana da casa ogni giorno va a
messa e scrive alla madre.
La madre eredita una fattoria, che apparteneva
alla sua famiglia da prima della guerra di Secessione.
Ci sono cinquecento acri di campi e mille di bosco;
madre e figlia vanno ad abitarci.
"Qui di notte sembra di essere nella giungla,
perché i pavoni urlano e strepitano alla minima
perturbazione atmosferica o rumore meccanico...
Ci Passo le ore seduta con loro sui gradini del cortile".
Nel 1948-49 accetta l'invito della Yaddo Foundation,
una colonia di artisti, e vi trascorre i mesi di giugno
e luglio.
Qui fa amicizia con alcuni scrittori tra cui Robert e
Sally Fitzgerald
. Sarà loro ospite pagante in
Connecticut durante la redazione del suo primo
romanzo.
Tornata a casa le viene diagnosticata la stessa
malattia che ha ucciso il padre.
Ha inizio il calvario delle cure.
Accetterà stoicamente la sua sorte appoggiandosi
alla sua fede religiosa per dare un senso alla malattia.
Nel 1952 viene pubblicato The Wise Blood
(La saggezza nel sangue), il romanzo che le darà
successo e notorietà, e da cui John Huston ricaverà
un film.
Il senso del titolo è che spetta alla saggezza del
sangue condurre i protestanti del Sud alla grazia,
visto che non hanno i sacramenti.
Il protagonista del libro è Hazel Motes, un militare
congedato che abbandona la sua fede per fondare
una nuova religione, la "Chiesa senza Cristo".
Comincia a dipingere scene di vita alla fattoria e
a pubblicare racconti.
"Io lavoro solo un paio d'ore al giorno perché
è tutta l'energia che ho a disposizione, ma in
quelle due ore non permetto a niente di
interferire. Il fatto è che se non ti metti seduta
tutti i giorni, al momento buono tu non ci sei."
Nonostante le restrizioni impostele dal male,
nel suo ambiente trovava tutto ciò di cui
aveva bisogno per scrivere.
La O' Connor amava la vita nella sua quotidianità.
Tutto questo, dice Pietro Citati, suscitava in lei
una curiosità una passione conoscitiva e un
divertimento non minore di quello con cui
Omero seguì le avventure di Ulisse.
E' costretta ad usare il bastone per camminare.
Riceve una lettera da una giovane donna di
Atlanta: la misteriosa A con la quale intavolerà
un importante rapporto epistolare.
Nel corso del tempo porterà avanti molte amicizie
intense e appassionate attraverso la corrispondenza.

Dopo la sua morte, Sally Fitzgerald curerà l'edizione
americana delle sue lettere.
Intitolerà la raccolta The Habit of Being, ricavandolo
dall'uso che Flannery faceva della parola habit: non
meccanica abitudine, ma qualità essenziale per l'artista.
Nelle Lettere la scrittrice parla delle sue opinioni
letterarie, dei suoi libri, delle sue letture, ma anche
della sua malattia e delle sue credenze religiose.
Non sono lettere convenzionali, la scrittrice
esprime le sue opinioni in maniera molto diretta,
esaminando con piglio rude le sue vedute e quelle altrui.
Nel 1957 alla televisione trasmettono l'adattamento
di un suo racconto, con Gene Kelly protagonista:
per Milledgeville è la gloria.
Nel 1958 fa un viaggio in Europa; va in visita
dal papa Pio XII e in pellegrinaggio a Lourdes.
Nel 1962 pubblica The Violent Bear It Away
(Il cielo è dei violenti).
Come il precedente, anche questo romanzo è
rappresentativo della sua visione del Cristianesimo.
Il tema è sempre il conflitto tra l'attrazione per il
sacro e la miscredenza: il giovane Francis Marion
Tarwater è stato allevato dal fanatico e tirannico
prozio Mason per essere un profeta e perché sia
in grado di seppellirlo cristianamente, al momento
buono, in modo che il suo corpo possa affrontare
integro il Giorno del Giudizio e la Resurrezione della
Carne....
I dolori alle ossa la costringono spesso a tornare
in ospedale; il disgregarsi dell'anca e della mandibola
sono dovuti all'eccesso di steroidi necessari a tenere
sotto controllo il lupus.
Continua a scrivere racconti e, quando ce la fa,
va in giro a fare conferenze.
Scopre di avere un tumore. L'operazione risveglia
il lupus.
Tornata a casa, fino all'ultimo continuerà a
correggere i suoi racconti.



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