giovedì 16 febbraio 2012

Flannery O' Connor - seconda parte

LE SUE IDEE SULLA SCRITTURA
"Chiunque sia sopravvissuto alla propria infanzia,
possiede materiale sufficiente per scrivere"
...
tuttavia l'abilità di creare la vita con le parole è un dono".
Secondo Flannery O' Connor nello scrivere un
racconto
non si tratta di esporre teorie ma di
raccontare una storia concreta che riguarda una
persona precisa in una situazione specifica.
L'artista osserva la realtà usando i sensi per
cogliere il significato contenuto nelle cose.
Quando scrive un racconto, in un certo senso
l'autore restituisce ciò che ha visto, ricreandolo.
Per far ciò deve rappresentare ciò che il
protagonista vede, tocca, odora ecc.
La narrativa è un'arte incarnatoria, non parla
di personaggi, ma attraverso i personaggi e mira
a scoprire il mistero di una personalità, inserita
in un contesto sociale credibile e significativo.
Grande attenzione al reale dunque, al particolare
concreto. Quanto più la storia forza i limiti della
credibilità, tanto più convincente dev'essere
l'ambientazione.
La scrittrice porta ad esempio il racconto La
metamorfosi
di Kafka: come è noto è la storia di
un uomo che si sveglia un mattino trasformato
in uno scarafaggio e tuttavia la situazione viene
accettata dal lettore perché i particolari concreti
sono assolutamente convincenti.
Qui non viene distorta la realtà, ma si ricorre
alla distorsione per arrivare alla realtà.
Attenzione però. Il racconto è sempre
un'interpretazione della realtà.
Quindi non un naturalismo fotocopia del reale,
ma il tentativo di cogliere il particolare essenziale,
quello capace di esprimere il mistero di una
personalità.
Per la O' Connor l'universo visibile è un
riflesso di quello invisibile
.
Il reale è il territorio del dramma del bene e del male:
a lei interessano le linee invisibili del movimento
spirituale
che portano un personaggio,
inizialmente poco disposto, ad accettare la Grazia,
la redenzione.
Ma prima che questo possa avvenire dev'essere
descritto il peccato, il male in cui è immerso il
protagonista.
"E' il diavolo a gettare le basi affinché la grazia
sia efficace".

La O' Connor riteneva che in certi casi il peccato
fosse una scorciatoia per avvicinarsi a Dio.
(Può essere interessante un confronto col libro di
A.Yehoshua
, Il potere terribile di una piccola colpa,
in cui si parla dell'evoluzione morale del personaggio
nel corso della storia, come di un elemento essenziale
della narrativa.)
Ma come può essere descritto in un racconto il
mistero di una personalità e il suo aprirsi ad una
dimensione diversa?
Usando particolari dotati di valore simbolico.
Nel racconto Good Country People facciamo la
conoscenza di una ragazza con una laurea in
filosofia e una gamba di legno.
Un giovane e sfacciato venditore di bibbie
dall'improbabile nome fallico fugge con la sua
gamba di legno.
Già dall'inizio veniamo a sapere che la dottoressa
è menomata non solo nel fisico ma anche nello spirito.
Alla gamba di legno corrisponde una parte, anch'essa
di legno, della sua anima.
Quando l'uomo la ruba, il lettore s'accorge che
si è portato via una parte della personalità della
ragazza.
Il simbolo permette al racconto di agire
in profondità, è un'immagine grazie alla quale lo
scrittore esprime un altro livello di realtà.
In questo modo il racconto riesce a superare
l'handicap della brevità.
Per ottenere lo stesso effetto si può anche
usare un'azione particolare, un gesto giusto
eppure inatteso, che ha un valore anagogico,
capace di mostrare anch'esso un diverso livello
di realtà contenuto nella situazione.
Questa seconda possibilità è ben espressa nel
racconto A Good Man is Hard to Find, in cui
si narra di una famiglia di sei persone in viaggio per
la Florida.
Durante il viaggio si imbattono nel Balordo,
un galeotto evaso. Riconoscendo il criminale,
la nonna ne rivela stupidamente l'identità,
segnando così il proprio destino e quello dell'intera
famiglia.
Alla fine del racconto c'è un duello verbale fra
la nonna, un'anziana signora mediocre e ipocrita,
e il Balordo. Un criminale che, agli occhi della sua
creatrice, è uno strumento della grazia divina,
molto più in contatto con Cristo rispetto alla
nonna, con le sue credenze convenzionali.

L'elemento che fa funzionare il racconto in
A Good Man
... è l'agnizione da parte della
Nonna che il Balordo è uno dei suoi figli.
Essa si rende conto, pur con tutti i suoi limiti,
di essere responsabile per l'uomo che ha dinanzi a sè.
Riguardo alle critiche circa l'impiego della
violenza nella sua opera
, la O' Connor
rispondeva che la violenza è la situazione estrema
che meglio mostra a ciascun personaggio chi è
veramente, e lo prepara ad accettare la grazia.

Secondo la O' Connor i veri peccati della
narrativa sono la pornografia e il sentimentalismo.
La sua carriera letteraria fu una lotta contro
il tempo
.
Usò la malattia, con le sue percezioni acutizzate,
come un ausilio per interpretare il mondo:
Non sono stata mai altrove che malata.
In un certo senso la malattia è un luogo, più
istruttivo di un lungo viaggio in Europa."
Riuscì a scrivere due romanzi: Wise Blood
(La saggezza del sangue), e The Violent Bear
It Away
(Il cielo è dei violenti); di un terzo romanzo
abbiamo un estratto pubblicato in forma di racconto
col titolo Amore e rabbia.
I romanzi le costarono una grandissima fatica,
li amava e insieme li detestava per la fatica di
scrivere e riscrivere.
Scrisse anche due raccolte di racconti: A Good Man
is Hard to Find and Other Stories,
e Everything
That Rises Must Converge
.
In confronto ai romanzi scrivere racconti era un
riposo. Le piaceva molto leggere e rileggere
i suoi racconti, si sbellicava dalle risa mentre lo faceva.

Scrisse anche saggi di teoria letteraria: Mistery and
Manners
; e molte lettere di cui curò la raccolta,
dopo la sua morte, Sally Fitzgerald col titolo
The Habit of Being
.
Interessanti i titoli dei suoi racconti:
A Good Man Is Hard to Find
è un modo di dire
comune in certe zone, oltre che il titolo di un
vecchio blues; alcuni sono sentenze bibliche;
The Life You Save May Be Your Own era un
appello per la sicurezza stradale.

Mi vengono in mente Alice Munro e Raymond Carver,
due autori che usano anch'essi titoli poco aulici,
presi dal linguaggio comune e molto espressivi.
Flannery O'Connor scrive le sue prime storie negli
anni cinquanta, nel clima della Guerra Fredda.
Mentre è ospite della colonia artistica di Yaddo
scoppia uno scandalo: è un covo di comunisti!
Per difendersi dal totalitarismo sovietico gli Stati
Uniti coniano la cultura di massa del consenso in
cui prosperità economica e osservanza religiosa
sono indice della superiorità statunitense.
Flannery O' Connor è un'eccentrica scrittrice
americana; una moralista veemente,
addirittura tendenziosa.
La O' Connor era convinta che il fatto di scrivere
dal punto di vista di una rigida ortodossia cristiana
non limitasse in alcun modo la sua libertà di scrittrice.
Inoltre pensava che il giudizio morale dovesse essere
implicito nell'atto della visione.
Protagonista dei suoi racconti è il mistero che
interviene inatteso e imprevedibile a sconvolgere
l'esistenza dei personaggi dei suoi racconti,
svelando la caducità delle loro certezze e ponendoli
di fronte all'eterna scelta dell'uomo tra aprire il
proprio animo alla provocazione o rifiutare l'incontro
con la possibilità donata di svelare il senso ultimo della vita.
Il suo realismo affonda le radici in quel Sud che
ha avuto in Faulkner il suo Eschilo.
Amava il Sud perché la vita vi conservava ancora
il sapore dell'Antico Testamento: i suoi profeti
vagabondi, i negri, la campagna, il Peccato, la
Grazia, la Redenzione.
Tuttavia l'etichetta di "scrittrice del Sud" era
quella che più la irritava.
Secondo O' Connor lo scrittore di narrativa
parla sempre del mondo intero.
E' nota l'ammirazione della scrittrice per
Edgar Allan Poe
, da cui forse ha tratto
ispirazione per la sua scrittura grottesca,
un miscuglio di comicità e di orrore in cui
la deformazione fisica e spirituale dei
personaggi è il mezzo estetico per provocare
nel lettore un giudizio morale.
I suoi primi racconti sono vivaci bozzetti.
Presentano situazioni estreme: vite di poveri,
bianchi o neri, del sud degli Stati Uniti, in un
linguaggio più crudo e attento al particolare
realistico che non quello usato nei racconti della
maturità.
Traspare da queste storie un vivo interesse per
la questione razziale, trattata con un realismo
non ancora mediato dalle convinzioni religiose
che porteranno in seguito la scrittrice ad una
visione del problema come parte di una condizione
umana più complessa, non riducibile a pura
conflittualità sociale.
La sua prima raccolta di racconti, A Good
Man is Hard to Find,
viene pubblicata nel 1955.
L'insufficienza e la presunzione della spiegazione
razionale della realtà viene messa continuamente
in discussione o addirittura in ridicolo, attraverso
interventi dolorosi e traumatizzanti della grazia divina.
Vedi ad esempio il racconto Gli storpi entreranno
per primi.
I suoi personaggi vivono l'intervento divino
come una violenza, un intervento distruttivo
che sconvolge l'equilibrio del mondo umano:
la visione religiosa che si ricava dai racconti è
spesso opprimente.
Ma il punto di vista della scrittrice è che morte,
sofferenza, disordine sono i mezzi attraverso
i quali un personaggio passa da una comprensione
meschina e superficiale dell'esistenza, al mistero
nel quale l'uomo vive e muore.
Nei racconti della seconda raccolta, di dieci anni
posteriore: Everything That Rises Must converge,
la tematica della O' Connor si evolve verso una
concezione teologica più complessa: al dualismo
delle storie precedenti, sempre risolto da epiloghi
di morte-redenzione dei personaggi chiave, la
scrittrice oppone una formula di risoluzione più
sofisticata.
Come fa intendere il titolo originale, una frase
di Teilhard de Chardin, la O' Connor ipotizza,
insieme al filosofo cattolico, che l'evoluzione
umana tenda a proseguire verso livelli di
coscienza più alti, e che l'ultimo stadio di
questo processo evolutivo sia la pura coscienza,
l'Essere, Dio stesso, punto di convergenza di ogni
contraddizione e dualismo, il cosiddetto Punto Omega.
La O' Connor tuttavia sembra voler affermare che
proprio lo scatenarsi delle passioni umane, più che
il tentativo di controllarle per mezzo della ragione,
porti sulla via della salvezza.
Forse il peccato è una violenta scorciatoia per
tornare a Dio.

OPERE IN EDIZIONE ITALIANA
Tutti i racconti, Bompiani 2001.
Sola a presidiare la fortezza
(The Habit of Being. Letters), Einaudi.
La saggezza del sangue (The Wise Blood),
Garzanti 2002 - è una riedizione con prefazione
di Fernanda Pivano.
Il cielo è dei violenti (The Violent Bear It Away),
Einaudi 1994.
Nel territorio del diavolo. Sul mistero di
scrivere
(Mistery and Manners)
, a cura di
Robert e Sally Fitzgerald, Minimum Fax 2003 .


Per leggere l'articolo nella sua interezza, vedi:

http://www.tinas.it/letteratura/Oconnor.ht




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