venerdì 27 luglio 2012

Due partite


Sabato scorso ho visto in televisione Due partite. Un film di Enzo Monteleone tratto da un libro ed una pièce teatrale di Cristina Comencini.

Il film era trasmesso da Rai 1, e sono rimasta sorpresa per questa ottima scelta.
Il titolo fa riferimento alle 2 parti in cui si divide la storia.
La prima  è concentrata intorno ad un tavolo dove si svolge una partita a carte, pretesto d'incontro per 4 amiche. Nella stanza accanto giocano le bambine che le 4 donne hanno portato con sé, e non poteva essere altrimenti.

Il periodo è quello degli anni '60, molto riconoscibile per alcune di noi il look delle attrici.
Di che parlano queste amiche? Dei loro problemi in quanto persone di sesso femminile: c'è la donna che sta per avere il primo figlio, c'è la donna che ne ha già 3 e si mostra soddisfatta di aver concentrato tutta la sua esistenza intorno alla famiglia, c'è la musicista che ha rinunciato alla sua carriera  per i figli e non ne è molto contenta (questo personaggio è interpretato da Margherita Buy che, pur tra tante eccellenze, mi è parsa la più brava), e infine c'è la donna che, per consolarsi, ha una seconda casa in cui riceve, come una buona moglie, l'amante di turno. 

La seconda parte del film, ambientata negli anni '90, comincia con il  funerale di una delle amiche, quella che trent'anni prima aspettava il primo bambino.
Si è suicidata, si sentiva troppo sola, la figlia era cresciuta, e il marito non riusciva a farle sentire la sua vicinanza, pur essendo probabilmente una persona sensibile.

Con l'occasione del funerale, si ritrovano insieme le 4 figlie.
E qui scopriamo che mentre le madri soffrivano perché, essendosi dedicate completamente alla famiglia, non si erano potute realizzare sul lavoro, le figlie si lamentano per il problema contrario.
Sono tutte realizzate nel lavoro, compresa la figlia della musicista, che fa la musicista, e pur amandolo critica il marito, che avendo meno successo e meno impegni di lei, si dedica alla casa: che palle, si comporta come una donna!

Anche loro sentono la mancanza di qualcosa, una parte di sé che non si è realizzata, che nel caso delle figlie è la maternità.
Una di loro, spaventa facendoli fuggire tutti i compagni, con la sua smania di rimanere gravida; ora è sola e ha già tentato più volte l'inseminazione artificiale.

Alla fine del film Alba Rorhwacher, la figlia della donna che si è tolta la vita, legge il biglietto che il marito aveva scritto tanti anni prima alla madre, un biglietto che la donna non era riuscita a leggere durante la famosa partita.
Il biglietto contiene una poesia di Rilke in cui si dice che il massimo della felicità su questa terra, per 2 persone che si amano, è di condividere le loro 2 solitudini. Bellissimo, penso che sia vero, e il fim è straordinario.




Nessun commento :

Posta un commento