domenica 12 agosto 2012

ancora sul caso ILVA


La nuova ordinanza del Gip sostiene che, nella cosiddetta zona calda dell'acciaieria, non si possa continuare a lavorare per produrre, ma vi si possa accedere solo per risanare.

Mi sembra una posizione rispettosa della legge, dell'ambiente, e della salute dei cittadini: l'ILVA e soprattutto la zona calda inquinano e causano tumori e malattie di cuore nei lavoratori e nei cittadini di Taranto.
Di conseguenza il Magistrato, nel rispetto della legge e del diritto alla salute dei cittadini, impone la chiusura della zona più inquinante, e che vi si possa accedere solo per risanare la zona stessa.

Risultato: una valanga sulla testa del Magistrato, da PD e Pdl, da Confindustria e, udite udite,  anche dai sindacati compresi Cgil e Fiom.
Sembra un analogo dell'attacco ai Magistrati della Procura di Palermo, sotto tiro perché nel rispetto della legge vogliono, come è loro dovere, scoprire la verità sulla trattativa Stato-mafia.

La posizione di Confindustria la capisco, anche se la considero immorale.
La posizione dei sindacati e del PD la trovo inaccettabile: la salute in cambio del lavoro.
Troppo difficile e faticoso trovare una soluzione alternativa, anche se questo è proprio il loro compito.

Si dirà: è la stessa posizione di molti lavoratori.
E' da piangere, i molti lavoratori che vogliono la riapertura lo fanno perché non sanno come dar da mangiare alle proprie famiglie, e sono disposti per questo a dare in cambio  malattia o morte per cancro quasi certa. Sentono di non avere alternative.

E' agghiacciante che la politica induca migliaia di lavoratori a pensare che non ci sia altra possibilità.
E' la solita storia dei ricchi sempre più ricchi, e delle  formichine al loro servizio.
E' il ritorno di Marx, si è detto.
La situazione di crisi economica mondiale estremizza questa situazione.
Ma passi che le formichine guadagnino a stento quanto serve per sopravvivere, però se gli operai debbono offrire addirittura la propria salute e vita, mi pare  che il gioco non valga più la candela. 






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