giovedì 9 aprile 2015

Il G8 di Genova


Abbiamo visto tutti le immagini dei ragazzi, e anche di alcuni anziani, che avevano partecipato al G8 di Genova.

Quella famosa notte erano ospiti di una struttura messa a disposizione dalle autorità locali. 
E invece in quella struttura entrarono poliziotti e anche qualche medico, che per svariate ore  picchiarono, ruppero costole, terrorizzarono, umiliarono, persone che erano entrate là per dormire.

Abbiamo pensato tutti che questi "servitori dello Stato" non entrarono in quel luogo per una decisione personale, ma furono usati per questo servizio.
Non possono esserci giustificazioni ne' per chi ha eseguito il comando, ne' per chi lo ha dato.

La missione di politici e membri della polizia è quella di difendere i cittadini, o sbaglio?

Sui motivi per cui i politici in carica in quei giorni dettero quell'ordine, si è molto discusso: dare un segnale di presunta forza.
Piuttosto parlerei di allergia alla democrazia.


Ieri Luigi Manconi, commentando il fatto che in Italia non sia stato ancora introdotto il reato di tortura, che avrebbe permesso la punizione dei colpevoli, e che per questo abbiamo dovuto subire il richiamo dell'Unione europea, ha parlato di un timore della polizia da parte della politica.

Da un lato immaginiamo che la polizia non possa facilmente accettare punizioni, per aver eseguito ordini sporchi dettati dai politici.
Dall'altro immaginiamo i timori dei politici per le possibili reazioni della polizia. Anche a fronte di tutte le notizie sulla politica corrotta.

Forse è per questi stessi timori che sembra tanto difficile affrontare il problema delle denunce riguardanti le violenze esercitate dalle guardie carcerarie, vedi il
caso emblematico di Stefano Cucchi.
Penso che sia i detenuti che le guardie carcerarie, dato lo stato delle nostre carceri, siano "in galera". 

Lasciando da parte le riflessioni sulle alternative possibili alla carcerazione, bisognerebbe offrire ai detenuti la possibilità di lavorare in carcere, e poi di essere aiutati a trovar lavoro fuori. 
Dove ciò si verifica, è molto difficile che l'ex-detenuto torni a delinquere.
Ma per far ciò bisogna offrire maggiore dignità nel lavoro anche alle guardie carcerarie.

Invece, i poliziotti che lavorano nei luoghi di detenzione sono considerati di grado inferiore rispetto ai colleghi che operano al di fuori, e non capisco proprio perché.

Penso che garantire la legalità farebbe bene a tutti: ai politici che potrebbero riacquistare credibilità, alle forze dell'ordine, che tornerebbero ad essere considerate presidio dei cittadini. 
Per questo ritengo sia urgente inserire il reato di tortura nel nostro ordinamento, così come il numero identificativo sui caschi delle forze dell'ordine.
Queste misure potrebbe avere solo effetti positivi, per i politici e per i poliziotti onesti.

 






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