Poco tempo fa è morta una mia amica, Floriana.
Comunicavamo attraverso messaggini. Negli ultimi tempi raramente la chiamavo al telefono, sentivo che faceva fatica anche solo a parlare.
Quando, due anni fa, mi fu diagnosticato un cancro al seno, e glielo raccontai, mi accolse con un :"sei così ingorda di esperienze, che hai voluto provare anche questo in prima persona! comunque, benvenuta nel club".
Non mi ha mai fatto mancare i suoi consigli e il suo appoggio, benché fosse molto ammalata. Sotto il suo aspetto minuto e gentile era una lottatrice, e una persona di grande valore.
Per questo ho sperato che ce la facesse.
In quello che sarebbe stato il suo ultimo mese di vita, non sono riuscita a comunicare con lei; forse avevo timore che qualcun altro al suo posto mi rispondesse e mi dicesse che non c'era più. E infatti così è successo. Tante volte ci siamo dette:"rivediamoci, organizziamo un incontro".
Ma io non ho fatto tutto il possibile perché ciò avvenisse, ho avuto paura.
Avevo conosciuto Floriana ad un corso di ceramica. Bei pomeriggi passati con lei ed altre, aiutate dall'insegnante ad imparare i rudimenti di una tecnica antica e fascinosa. Pomeriggi pieni di risate, di chiacchiere e a volte di pasticcini.
Avevamo la stessa età, entrambe originarie della Campania, eppure credo di aver rivisto in lei, in qualche modo, mia madre.
Mi aveva preso in simpatia nonostante fossimo così diverse: lei garbata, io impulsiva e dicente parolacce.
Era un'insegnante che faceva con grande passione e attenzione per i ragazzi il suo lavoro. E mi fece un grande complimento il giorno che mi disse: noi due siamo insegnanti", anche se io lo ero stata solo per pochi mesi.
Il fatto che lei stesse tanto più male di me, e nonostante tutto lottasse con tenacia, mi faceva sentire malata solo un poco.
Io non sono credente, lei invece lo era ma in forma non bigotta.
Non so se noi sopravviviamo in qualche forma, ad ogni modo io la immagino ritornata alla natura, nell'universo. Un bacio
Comunicavamo attraverso messaggini. Negli ultimi tempi raramente la chiamavo al telefono, sentivo che faceva fatica anche solo a parlare.
Quando, due anni fa, mi fu diagnosticato un cancro al seno, e glielo raccontai, mi accolse con un :"sei così ingorda di esperienze, che hai voluto provare anche questo in prima persona! comunque, benvenuta nel club".
Non mi ha mai fatto mancare i suoi consigli e il suo appoggio, benché fosse molto ammalata. Sotto il suo aspetto minuto e gentile era una lottatrice, e una persona di grande valore.
Per questo ho sperato che ce la facesse.
In quello che sarebbe stato il suo ultimo mese di vita, non sono riuscita a comunicare con lei; forse avevo timore che qualcun altro al suo posto mi rispondesse e mi dicesse che non c'era più. E infatti così è successo. Tante volte ci siamo dette:"rivediamoci, organizziamo un incontro".
Ma io non ho fatto tutto il possibile perché ciò avvenisse, ho avuto paura.
Avevo conosciuto Floriana ad un corso di ceramica. Bei pomeriggi passati con lei ed altre, aiutate dall'insegnante ad imparare i rudimenti di una tecnica antica e fascinosa. Pomeriggi pieni di risate, di chiacchiere e a volte di pasticcini.
Avevamo la stessa età, entrambe originarie della Campania, eppure credo di aver rivisto in lei, in qualche modo, mia madre.
Mi aveva preso in simpatia nonostante fossimo così diverse: lei garbata, io impulsiva e dicente parolacce.
Era un'insegnante che faceva con grande passione e attenzione per i ragazzi il suo lavoro. E mi fece un grande complimento il giorno che mi disse: noi due siamo insegnanti", anche se io lo ero stata solo per pochi mesi.
Il fatto che lei stesse tanto più male di me, e nonostante tutto lottasse con tenacia, mi faceva sentire malata solo un poco.
Io non sono credente, lei invece lo era ma in forma non bigotta.
Non so se noi sopravviviamo in qualche forma, ad ogni modo io la immagino ritornata alla natura, nell'universo. Un bacio
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E' un po' di tempo che mi muoiono intorno, per accidenti vari, amici, che disastro sentirsi sani e forse colpevoli di non essere in grado di aiutarli neanche con il conforto, che poi è l'ultima cosa che vogliono sentire. Li conosco da sempre e non li riconosco. Forse la consapevolezza della nostra mortalità mi rende più forte e li continuo a vivere per quello che sono, per quello che mi danno, per cio' che mi permette di farli ancora vivere in me e fuori di me.
RispondiEliminaBarbarossa