domenica 22 aprile 2012

Identità e conflitto adolescenziale - spunti di psicoanalisi infantile

Anna Freud ha dato dell'adolescente questa definizione:
"L'adolescente è al tempo stesso egoista al massimo e tuttavia capace di sacrificio come mai più sarà nella vita successiva; stabilisce le più appassionate relazioni amorose, ma le interrompe con la stessa immediatezza con cui le ha iniziate; passa da un'entusiastica partecipazione alla vita della comunità, ad un'invincibile propensione alla solitudine; da una cieca sottomissione ad un capo ad una caparbia ribellione contro qualsiasi autorità.
E' egoista e materialista e contemporaneamente altamente idealista; è ascetico, ossia rifugge da ogni piacere, con improvvisi abbandoni ai soddisfacimenti istintivi più rozzi.
A volte rozzo e irriguardoso verso chi gli è accanto, è personalmente sensibilissimo ad ogni umiliazione; il suo umore oscilla tra il più sconsiderato ottimismo e un dolore universale, tra un entusiasmo infaticabile e un'assoluta indolenza..."
L'adolescente suscita sconcerto e sentimenti contrastanti: da un lato fa tenerezza perché appare tanto fragile, dall'altro suscita irritazione perché proietta sull'ambiente circostante le sue lotte interiori e i suoi conflitti.
Vorrebbe arraffare tutto: rivendica per sé sia i privilegi dell'infanzia, che le prerogative dell'età adulta; è negativista al massimo per mostrarsi autonomo, in realtà per non cedere alla tentazione di tornare a fare il cocco di mamma.
E' bravissimo a far sentire in colpa i suoi genitori.
Attenzione: questo non è un mostro, ma un essere umano che lotta con se stesso per uscire dalla dipendenza infantile.
Semplificando molto, potremmo riconoscere due periodi principali nello sviluppo dell'individuo: la prima infanzia e l'adolescenza.
Per il neonato la funzione fisiologica più importante è l'alimentazione; attraverso l'allattamento riceve nello stesso tempo il sostentamento fisico e l'indispensabile sostegno emotivo.
Durante la prima infanzia il bambino è completamente dipendente dall'ambiente, incapace di distinguere dove finisce il suo corpo e dove comincia quello della madre.
Il passo principale nello sviluppo emotivo consisterà nella progressiva differenziazione tra sé e mondo esterno.
Un'esperienza in parte simile avviene durante l'adolescenza; anche qui troviamo un evento fisiologico fondamentale: la maturazione sessuale.
La pubertà comporta enormi modificazioni fisiche, l'adolescenza è il tentativo di adattarsi ad esse.
Il bambino di una volta non esiste più; il ragazzino nuovo che sta nascendo deve passare in rassegna bisogni atteggiamenti e modalità di rapporto fin allora consueti, ossia la vecchia personalità, e modificarla in vista dei nuovi compiti che la crescita comporta.
Affrontare il difficile passaggio dell'adolescenza è possibile al bambino in quanto è uscito arricchito dalle fasi precedenti: le capacità intellettive si sono notevolmente ampliate, il senso di realtà è migliorato, sono emerse nuove capacità di far fronte all'ansia e di soddisfare desideri e bisogni in modo autonomo e accetto all'ambiente: giochi, sports, studio, attività di gruppo. La competizione coi compagni spinge l'adolescente all'industriosità e alla socializzazione.
Ma prima dell'adolescenza vera e propria che possiamo situare, molto approssimativamente, fra i dodici e i venti anni, c'è un momento intermedio: la preadolescenza.
In questo periodo tutte le acquisizioni di cui abbiamo appena parlato sembrano spazzate via; ne conseguono irrequietezza fisica, contrazione dell'attenzione, diminuzione della capacità di perseverare in un'attività, difficoltà di apprendimento, cattive maniere.
In sostanza un ritorno a modalità precedenti di scarica dell'aggressività e di ricerca del piacere; gli adulti spesso non capiscono che tutto ciò è vissuto con disagio e riprovato dalla coscienza morale del bambino ormai saldamente costituita.
Compito di questi anni è trasformarsi da bambino in adulto autonomo, capace di stabilire rapporti significativi al di fuori della famiglia.
Prende quindi l'avvio un lungo e penoso processo di separazione dalle figure dei genitori.
La ragazzina comincia a fare il maschiaccio o, al contrario, si butta precocemente nell'eterosessualità, per negare ogni affinità col modello materno.
I ragazzi invece evitano accuratamente le coetanee che col loro comportamento da maschiacci ricordano troppo la madre attiva, e si rifugiano nelle bande e nel gruppo degli amici maschi.
La vera e propria adolescenza è caratterizzata da grandi trasformazioni fisiche, che alterano la percezione del proprio corpo. Spesso si verificano disarmonie nella crescita, che fanno nascere timori di inadeguatezza sessuale.
L'adolescente, basandosi sui modelli proposti dall'ambiente, formula un'immagine corporea ideale, cui paragona se stesso e i compagni.
Nella ragazzina il menarca può esser fonte di disturbo emotivo, in quanto simbolo di femminilità.
Se la ragazzina vive in un ambiente che svaluta la donna, verrà facilmente vissuto in modo negativo. E' molto importante a questo proposito l'atteggiamento dei genitori e la possibilità per la ragazza di venire a contatto con modelli positivi, cioè con figure femminili da imitare.
Gradualmente la ragazzina rinuncerà alla dipendenza dalla madre e ne assumerà il ruolo riproduttivo.
Paradossalmente, il dolore del menarca è un elemento positivo in quanto aiuta a definire i confini corporei; inoltre arreca sollievo perché offre un punto di riferimento per le sensazioni indefinite e ansiogene della prepubertà.
La pubertà in se stessa influisce assai poco sui turbamenti affettivi dell'adolescente; importanti sono i significati di cui si carica.
Si situa in questo periodo il tentativo più massiccio di distaccarsi dagli oggetti primari d'amore, cioè dai genitori.
L'attaccamento al genitore di sesso opposto è riesaminato alla luce della preoccupazione inconscia della sessualità di tale rapporto, il ragazzo tenta allora di erigere una barriera tra sé e il genitore e tenta di trovare un oggetto d'amore all'esterno della famiglia.
Il rapporto difficile con i genitori crea problemi in relazione a ciò che è bene e ciò che è male.
Il ragazzo rigetta le norme che gli vengono da padre e madre e si trova momentaneamente privo di guida e di controllo sia sulle sue esigenze istintive che sulla realtà esterna. Ne può risultare un aumento quasi intollerabile dell'angoscia.
Per difendersi dal vuoto creato dall'abbandono degli oggetti primitivi d'amore gli adolescenti si buttano in amicizie idealizzate con persone dello stesso sesso, o (le ragazzine) in cotte passeggere.
Quello che si cerca di ottenere in questo modo, è un altro idealizzato in cui rispecchiarsi per rafforzare il precario senso di sé.
Queste amicizie mettono in rilievo la bisessualità degli adolescenti, ancora incapaci di operare una vera e propria scelta eterosessuale: abbiamo infatti visto che gli adolescenti non cercano un vero oggetto da amare ma un altro se stesso in cui rispecchiarsi narcisisticamente.
La capacità di svilupparsi di un amore eterosessuale maturo è molto lenta: il bisogno di essere amato solo gradualmente si fonde col bisogno di amare, il bisogno di ricevere con quello di dare; l'oscillazione tra passività e necessità di diventare attivi è ancora fortissima.
Compito specifico della vera e propria adolescenza è la formazione di una propria identità sessuale.
Prima della definiva scelta c'è però un altro passaggio: un momento in cui è presente un'ipervalutazione di sé, senza riguardo per la realtà; un atteggiamento di autosufficienza in cui l'adolescente si perde dietro fantastici sogni di grandezza, tiene un diario, e si dedica intensamente alla masturbazione.
Sembrerebbe trattarsi di un passo indietro. In realtà è un modo di tirare il fiato, di acquistare nuova consapevolezza di sé provandosi nei ruoli adulti, anche solo nella fantasia.
La masturbazione degli adolescenti a volte spaventa i genitori.
In realtà si tratta di un fenomeno negativo solo se diventa un sostituto nevrotico di soddisfazioni da cercare nella vita reale.
E' in realtà un fenomeno naturale, e una tappa intermedia rispetto al vero e proprio rapporto con l'altro.
Ciò che l'adolescente tenta di negare con una falsa autosufficienza è il bisogno dell'altro, perché è ancora troppo forte la tentazione di dipendere.
L'innamoramento segna in genere la fine delle tendenze bisessuali, una delle due componenti sessuali è ceduta al proprio partner, il superamento del timore della dipendenza permette di esprimere la tenerezza.
Facciamo ora un accenno a due atteggiamenti tipici dell'adolescente: la tendenza all'ascetismo e all'intellettualizzazione.
L'adolescente ha paura del piacere, si mortifica perché teme di caderne in balia. Un atteggiamento pericoloso quando vengono coinvolte funzioni fisiologiche fondamentali quali l'alimentazione, arrivando a volte all'anoressia.
A momenti di questo tipo si contrappongono momenti in cui l'adolescente cade completamente in balia del cibo e s'ingozza per riempire il buco interiore.
Un altro atteggiamento tipico è il grande amore per le discussioni intellettuali astratte. Si tratta, forse, di un tentativo di dominare a livello teorico una ricerca di soddisfazioni sentita come colpevole.
Quando l'adolescente ha acquistato sufficiente indipendenza emotiva dalla famiglia e la capacità di entrare in rapporto significativo con un altro individuo, esita ancora prima di assumere impegni definitivi: ha bisogno di provare non più solo nella fantasia le capacità che crede di aver acquisito.
Cominciano ad emergere caratteristiche e comportamenti ben definiti, anche in relazione alle scelte lavorative, e si avviano a soluzione i conflitti tra le sue aspirazioni e quelle dei genitori.
E' vero che permangono ancora dei residui conflittuali, ma saranno proprio questi a spingere l'individuo ad una revisione continua della propria personalità, nell'interazione con l'ambiente.
Il compito specifico della tarda adolescenza consiste nel raggiungimento di una stabile identità dell'Io capace di integrare tutte le esperienze attraversate e di accettare la lotta per il riconoscimento esterno.
tinas



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