domenica 6 maggio 2012

Roald Dahl: "Boy".


Boy

Ho ripreso a leggere Roald Dahl, di cui avevo acquistato i libri per leggerli ai miei figli quando erano bambini.
E’ sempre stato uno scrittore anticonvenzionale, di cui apprezzo la tecnica. Perciò ho deciso di provare a rileggerlo.


Ho appena finito Boy, in cui racconta della sua infanzia e adolescenza fino ai 18 anni, quando rifiutò l’offerta della madre di proseguire gli studi in una Università, e decise di andare a lavorare per una grande azienda all’estero, in Africa.
E’ scritto in un linguaggio estremamente semplice, e pacato.
Faccio questa osservazione perché non so se io sarei stata capace di conservare lo stesso aplomb, di fronte al racconto di certe situazioni. 


Dahl racconta che in quelle che noi chiameremmo scuole medie e licei, in Inghilterra vigeva l’abitudine di punire le infrazioni o le presunte infrazioni alle regole, da parte degli studenti, con punizioni corporali.

Le frustate venivano inferte con un bastone molto sottile, seguendo una procedura standard sadica e dolorosa. Una punizione volta a produrre terrore, sottomissione, ipocrisia. Non tutti gli insegnanti usavano questi metodi.
 Al liceo gli studenti più grandi, i boazer,  erano autorizzati ad usare i più piccoli per ogni genere di servizio a loro favore. Erano anche autorizzati ad usare le frustate, come  piccoli kapò in un campo di concentramento.

Durante gli ultimi anni di permanenza a scuola Dahl  godette di uno statuto speciale, in quanto campione sportivo in 3 specialità. Non venne però nominato boazer, in quanto si sarebbe rifiutato di picchiare i più piccoli.

Una sorpresa per Dahl fu quella di scoprire che il Direttore, un religioso privo di titoli, divenne più tardi arcivescovo di Canterbury e, in quella funzione, officiò il matrimonio di Elisabetta d’Inghilterra.
 Questo direttore, che non brillava per capacità didattiche, portò Dahl a interrogarsi sulla verità della religione. 

Come poteva quell’uomo così sadico nel frustare i ragazzi,  parlare poi nelle sue omelie di bontà e compassione verso gli altri!  Se questo era il rappresentante di Dio in terra, doveva esserci qualcosa di sbagliato nella fede.

In questo libro, come ho già accennato, lo stile di Dahl è molto semplice e piano. Molto diverso dallo stile scoppiettante e pieno di sorprese a cui ci ha abituati nei suoi racconti, sia quelli per bambini sia, e soprattutto, in quelli per gli adulti.

tinas






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