martedì 5 febbraio 2013

Sandra Petrignani, "Addio a Roma".

Un'amica mi aveva detto che  era una sorta di gossip letterario.
Nel libro si parla di Roma, e dei protagonisti dei  fermenti letterari e artistici dagli anni '50 ai '70.
Ricordo che da bambina
seguivo con curiosità le vicende umane e sentimentali di alcuni scrittori, sul settimanale che acquistavano i miei.
Il libro è molto documentato, e ho apprezzato il fatto che l'autrice si esprima chiaramente su alcune vicende, senza usare parole ambigue. 
Ma non di soli scrittori si parla, anche di pittori, e si segue il percorso di Palma Lucarelli, donna bella e affascinante (suo è il ritratto sulla copertina del libro), nonché esperta d'arte e direttrice della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Una donna tenace che riuscì a portare l'arte astratta a Roma.

Mi sembra che l'autrice abbia costruito una sorta di paesaggio letterario; col suo racconto è andata popolando i luoghi di Roma con le storie degli artisti che nel tempo li hanno abitati, frequentati, occupati.

Terminata la lettura, mi è tornato in mente La scrittrice abita qui, sempre della Petrignani.
In quel libro l'autrice andava a visitare le case di alcune famose scrittrici del '900. Conoscendo la loro casa, sarebbe stato possibile capire qualcosa di più delle donne che le abitavano. Anche se Petrignani in realtà non si limitava a raccontarci come erano fatte e come erano arredate le case, ma ci raccontava anche le  vicende sentimentali delle proprietarie.
In Addio a Roma mi ha  incuriosito molto seguire le vicende di Grazia Deledda, che conoscevo pochissimo.
Nata in Sardegna, aveva studiato solo fino alla quarta elementare, e nonostante ciò riuscì a conquistare il premio Nobel per la Letteratura.
Stiamo parlando della seconda metà dell'800 e dobbiamo pensare a come venivano considerate le donne in un paesino della Sardegna, e di come la Deledda riuscì a scavalcare molti luoghi comuni. Anche se, ci viene raccontato, decise di sposarsi, e non con un uomo che amasse veramente, per sentirsi protetta.

Ho trovato qualche affinità con la vita di Colette.
La sua era considerata una vita dissoluta, perché si permetteva piaceri e deviazioni dalla morale corrente ma, in definitiva, non riuscì a conquistare una vita veramente libera, tale da farla sentire alla pari degli uomini con cui intrecciava rapporti amorosi.
Nel libro si parla poi di Marguerite Yourcenar e di altre grandi autrici.

Quello che mi è mancato, in questo come nel libro di cui ho parlato prima, è il ritrovare insieme, in uno stesso scritto, le vicende di vita dello scrittore/scrittrice, e il  racconto della sua opera.
Leggere delle vicende di vita di una scrittrice: del suo cattivo carattere, del suo volersi imporre sugli altri, dei suoi difetti e dei suoi errori, mi ha molto interessato. Ma avrei provato un maggior godimento se alle vicende biografiche e caratteriali, fosse stato messo in relazione il lavoro e l'opera prodotta.






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