mercoledì 27 novembre 2013

Le ragazzine e la prostituzione

A proposito delle ragazzine che si prostituivano a Roma in un palazzo dei Parioli: leggevo ieri su tutti i giornali che i magistrati erano rimasti colpiti dalla sicurezza di sé che mostravano le due ragazzine.

Oggi invece ho letto un articolo che sembra smentire questa tesi. Riferendosi alla più giovane delle due un magistrato avrebbe riferito alcune sue dichiarazioni.
L'adolescente diceva che si era indotta a prostituirsi perché voleva andare in giro col taxi, come una signora. E anche perché voleva comprarsi tutto quello che voleva: borse eleganti eccetera.

Ricordando la prima volta in cui l'aveva fatto, diceva che poi aveva pianto per ore.
Era soddisfatta di guadagnare 800 euro in 2 giorni, ma  per accettare di prostituirsi doveva scindersi in due.
Quando incontrava quelle brave persone che erano i suoi clienti era una persona.
Ma poi, per rientrare nella sua vita normale, di tutti i giorni, doveva fingere di non conoscere la se stessa di quei momenti.

E tuttavia, concludeva che non sapeva se non ci sarebbe ricaduta.

Leggendo queste frasi, mi è sembrata una persona molto fragile, indotta a qualcosa che per lei era brutto e non facilmente affrontabile se non fingendo di essere un'altra da sé, ma attratta dalla possibilità di ottenere quegli oggetti e quelle "soddisfazioni" che la facevano sentire importante.
Ma questa cosa, e cioè il fatto di sentirsi più importante perché in grado di permettersi un taxi o abiti e borse eleganti, e il fatto di poterlo ottenere facilmente prostituendosi, questo glielo abbiamo fatto credere noi, attraverso i media e un'immagine di donna di un certo tipo.
Non abbiamo contrastato efficacemente questi modelli negativi che venivano presentati alle giovani donne e non solo.


Sul fatto poi della facilità a guadagnare i soldi in quel modo, permettendo ai clienti di entrare tra le gambe di una ragazzina, più volte al giorno, e non per il suo piacere, non ci crederò mai.



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