mercoledì 17 dicembre 2008

donne e pensione


Il ministro Brunetta ha proposto l'innalzamento dell'età pensionabile a 65 anni, anche per le donne, e ha tentato di difendere la sua proposta facendo il furbacchione: chi si oppone all'innalzamento è perché vuole che le donne rimangano in una situazione di subordinazione rispetto agli uomini, e non facciano carriera come loro.
Ah si? Io sarei d'accordo sull'innalzamento, a patto che venga prima messa in atto un'effettiva perequazione dei ruoli e delle incombenze familiari tra uomo e donna.
Perché chi è che, oltre a lavorare all'esterno, si prende cura del ménage familiare e dei figli? E chi, andando avanti negli anni, si prende cura degli anziani genitori?
E un'altra cosa: perché le donne vengono discriminate quando entrano in gravidanza?
Addirittura si è letto sui giornali che alcune aziende facevano preventivamente firmare un foglio di dimissioni alle nuove assunte, da utilizzare quando fossero rimaste incinte.
Sono le donne a portare nel loro corpo i nascituri, esse quindi svolgono un servizio di valore inestimabile per l'intera comunità.
Non sarebbe il caso di aiutare, con misure opportunamente studiate le donne, invece di penalizzarle perché è a loro affidato il compito riproduttivo?




1 commento :

  1. Brunetta insiste a parlare di aumento "graduale e volontario". Conoscendo bene la normativa in vigore nel settore privato - che raccoglie la maggioranza delle donne che lavorano - già oggi è possibile, per le donne che lo desiderano, continuare a lavorare fino a 65 anni.
    Quindi, al di là delle sparate pubblicitarie, la questione dovrebbe riguardare solo la Pubblica Amministrazione. A meno che non si dica "volontario" e invece non si pensi "obbligatorio"...
    Ciao, Mara

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