sabato 14 aprile 2012

Che cos'è la filosofia?

Filosofia significa amore del sapere.
Secondo la tradizione il termine sarebbe una creazione del filosofo Pitagora, vissuto tra il VI e il V secolo a.C.
La parola indica un’aspirazione dell’uomo alla conoscenza vera, tendenza che non può aver fine, perché solo agli dei è concesso il possesso pieno della verità.

Ma quando nasce nell’uomo l’impulso a filosofare?
Certamente dopo aver soddisfatto i bisogni materiali, e dopo che l’uomo ha smesso di interpretare la realtà e l’esistenza umana attraverso il mito, e ha cominciato a cercare le cause prime dell’universo.

Lo scopo della filosofia è dunque il desiderio di conoscere la verità.
Da cosa nasce
questo bisogno?
Secondo Platone e Aristotele dalla meraviglia che prova l’uomo quando si pone davanti all’universo come un Tutto e si chiede quale ne sia l’origine e il fondamento e quale posto occupi egli stesso in questo universo.

I contenuti della filosofia sono le domande, le più generali possibili, che l’uomo si pone per tentare di comprendere la totalità del reale.
Domande che riguardano tutti gli uomini in quanto uomini, che si riferiscono soprattutto ai problemi del conoscere (gnoseologia) e dell’essere (metafisica): possibilità e limiti della conoscenza umana; i fondamenti costitutivi dell’universo; qual è il senso della vita umana? Dio esiste? La vita continua dopo la morte? Che cos’è il bello? Qual è il retto comportamento? Quali sono le regole del ragionamento?

La filosofia si pone come impostazione unitaria della conoscenza, e come discussione dei suoi limiti e delle sue possibilità.
Da essa in passato sono scaturite le singole scienze.
La filosofia ha ceduto ad esse la trattazione tecnica dei vari argomenti, ma non la trattazione filosofica, ossia l’esame critico ed unitario delle conoscenze, che rappresenta, in definitiva il nucleo centrale della cultura.
La filosofia mantiene il suo senso anche dopo il trionfo delle scienze particolari, perché esse rispondono solo a domande sulla parte e non sul “tutto”.

C’è però un punto in comune tra filosofia e religione: quello di occuparsi di speculazioni riguardo alle quali non è stata finora possibile una conoscenza definita.
Ma perché perdere tempo su tali insolubili problemi?
Perché da quando gli uomini sono diventati capaci di libero pensiero (quindi non hanno più voluto accettare risposte dogmatiche), le loro azioni sono venute a dipendere dalle loro teorie sul mondo e sulla vita umana, su ciò che è bene e ciò che è male (sistema di valori).
Insegnare a vivere senza la certezza e tuttavia senza essere paralizzati dall’esitazione è forse la funzione principale cui la filosofia può ancora assolvere.

Ma veniamo al metodo che la filosofia segue nelle sue indagini.
Essa mira ad una spiegazione puramente razionale della totalità (realtà) che vuole indagare.
Essa va, con la ragione, oltre l’esperienza e i fenomeni per trovare le cause della realtà.
A somiglianza delle scienze particolari
propone asserzioni fondate su criteri generali di conoscenza universalmente accettati e controllabili.
Perciò si può dire che Filosofia e Scienza sono due facce della medesima razionalità.
E sono visioni del mondo mai definitive, sempre pronte a superarsi di fronte ad una nuova scoperta o ad un nuovo problema che costringe a rimettere tutto in gioco.

E ancora la razionalità fa da criterio discriminante tra filosofia da una parte e arte e religione dall’altra.
Perché se è vero che anch’esse mirano a cogliere la totalità, la prima lo fa attraverso il mito e la fantasia, la seconda attraverso fede e rivelazione.

La filosofia fu una creazione greca.
Anche i popoli orientali ebbero una sapienza che tentava di interpretare il senso globale dell’universo e dell’esistenza umana, ma tale sapienza era intrisa di rappresentazioni fantastiche e mitiche.
I greci introdussero il logos, l’uso esclusivo della ragione nelle riflessioni sul Tutto. Questa scoperta greca condizionerà tutta la cultura occidentale.



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