mercoledì 14 dicembre 2011

ancora su: diritto alla vita, diritto alla morte

Ho letto le riflessioni contrapposte di Flores d'Arcais e Marco Travaglio suscitate dal suicidio di Lucio Magri.
Non mi ritrovo completamente in nessuna delle due posizioni, anche se condivido in parte alcune loro impostazioni.

Non sono credente, quindi concordo pienamente con Flores d'Arcais quando dice che ognuno è padrone della propria vita, e che riguardo alle decisioni finali sul lasciare o no questa terra, non si deve rispondere a nessun altro, né ad un supposto Essere superiore, né a chi si erga come suo rappresentante sulla terra.

Anch'io però, come Travaglio, vedo una grande differenza tra una persona come Welby imprigionato da vivo in una bara, e una persona come Magri ossia un anziano in ottima salute.

Travaglio dice che il medico cura e non uccide.
Io penso che il medico cura le malattie, cerca di guarire. Ma quando questo non è più possibile, debba aiutare a vivere il tempo che resta senza dolore.
Ma se questo neanche può più bastare, penso che il malato, di fronte ad una vita avvertita ormai come una tortura priva di senso, abbia il diritto di essere liberato da questa tortura, e che lo Stato in qualche modo debba assicurare questo diritto.

Riguardo invece ad una persona anziana ma in buona salute o addirittura ad una persona giovane che non voglia più vivere, direi che dovrebbe essere aiutata sia dagli amici e familiari, sia dalla possibilità di ricorrere a consultazioni con persone esperte e a tal uopo preparate.
Ma se nonostante questo la persona in questione insistesse nel suo triste proposito, penso che la decisione sulla vita o sulla morte spetti esclusivamente ad ognuno di noi.

Riguardo poi alle cliniche in Svizzera che praticano il suicidio assistito, io non le concepisco proprio, far soldi sull'aiutare a morire una persona che forse potrebbe farne a meno, non posso ammetterlo.

Riguardo all'eutanasia invece penso che lo Stato dovrebbe garantire questo diritto ad ogni persona in condizioni di salute e di vita per lei inaccettabili, che lo chiedesse.
Nel garantire questo diritto bisognerebbe pensare ad una tutela da possibili pericoli derivanti dalla natura dell'essere umano, capace di eroismi e bontà, ma anche di indegnità e azioni orribili.
Qualcuno, per suoi scopi indegni, potrebbe essere tentato a far passare come eutanasia quello che non lo è.




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