lunedì 23 novembre 2015

E' stata un'estate di 'mmerda, ma ho incontrato Bukowski














Una premessa: la critica letteraria ci tiene molto ad
insistere sul tenere separate le opere di uno scrittore
dalla sua biografia.

Ora, io so benissimo che lo scrittore spesso mente,
deve farlo. Ma è chiaro che trae i suoi spunti dalla
vita sua o da quella degli altri che vede intorno a sé.
E quindi racconta  quello che ha visto che conosce che
intuisce, sia in modo corrispondente a verità, sia
alterandolo per renderlo più interessante, più
confacente al risultato che vuole ottenere.
Ad ogni modo trae spunto per la scrittura da ciò di cui
fa esperienza.

Quindi chiamatemi pure impicciona, ma uno dei miei
più grandi diletti è quello di conoscere le esperienze di vita
di colui o colei che ha scritto il libro che mi ha tanto affascinato.

Scorrendo le pagine di Libero chi legge di Fernanda
Pivano
, grande conoscitrice di scrittori americani, ho
ritrovato il nome di Charles Bukowski, che più volte mi
ero riproposta di leggere/conoscere.


Sì, il titolo del post esprime bene come ho vissuto
il periodo estivo. Linguaggio bukowskiano?
Non ho mai sopportato il veto alle parolacce. Ci sono
occasioni in cui quello che senti puoi esprimerlo solo in quel
modo. Così come ci sono persone o episodi che possono
essere definiti nella loro essenza solo con una parolaccia.

Non sto scherzando, lo penso veramente.
Ragion per cui, se non siete d'accordo con questo modo di
pensare, non leggete Bukowski. Il quale usa normalmente
parole come merda, cazzo, fica e affini.


Bukowski ha scritto molti romanzi, moltissimi racconti,
molte poesie.

E' un autore sostanzialmente autobiografico; usa un
linguaggio apparentemente semplice.

Spesso annoverato tra gli autori della beat
generation
, per lo stile informale, Bukowski ha
sempre rifiutato questo accostamento, gli sembrava di 

notare una qualche posa nell'atteggiamento di questo
gruppo di scrittori
.


Ha più volte dichiarato di scrivere senza pensare
molto, come gli veniva, di quello che andava vivendo. 

Gli argomenti più ricorrenti nelle sue opere sono
l'alcool (beveva almeno 12 birre al giorno più una
bottiglia di whisky), le scopate occasionali e non,
le scommesse all'ippodromo, ecc.

L'alcool ha rischiato una volta di condurlo all'altro
mondo, provocandogli una tremenda emorragia, 

ma l'ha scampata.
Non si capisce come abbia fatto a vivere fino a 74
anni, anche se alla fine è stato ucciso da una
leucemia, bevendo cosi' tanto.


Henry Charles Bukowski era nato nel 1920 in Germania da
una donna tedesca e da un soldato dell'esercito americano.
Quando aveva 3 anni, la sua famiglia si stabilì in America. 

Nel libro Panino al prosciutto racconta che il padre
era un dittatore, lo picchiava almeno 3 volte a settimana,

senza un apparente motivo, e che la madre si adeguava 
al comportamento del marito. 
Fin dalla prima adolescenza Buk aveva scoperto la lettura,
ma
il padre pretendeva che alle 8 di sera si andasse a letto
e si spegnessero tutte le luci.
Buk quindi era costretto ad accucciarsi con la lampada
sotto le coperte, col rischio di mandare a fuoco il letto.

Ricordo che un altro famoso scrittore Daniel Pennac,
costretto in collegio per una parte della sua
infanzia/adolescenza, era costretto a fare la stessa cosa,
per poter leggere.



Buk fu afflitto per lungo tempo da un'acne gravissima,
che gli lasc sul corpo e sul viso delle cicatrici, che gli 

crearono molti problemi.

Frequentò quello che noi chiameremmo il Liceo e un
paio d'anni di Università, poi lasciò la casa paterna e
visse per un lungo periodo di lavori manuali temporanei,
girando da un posto all'altro, bevendo e rifugiandosi in
albergucci malfamati.
Quando era senza soldi dormiva all'aperto, facendo la vita
da barbone.

Poi lavorò, con molta fatica emotiva, in un Ufficio
postale per più di 10 anni, bevendo ininterrottamente.

Infine un giovane e coraggioso editore lo indusse a
licenziarsi
e a dedicarsi esclusivamente alla Letteratura,
assicurandogli uno stipendio mensile. 

Buk racconterà tutto questo nel romanzo Post Office.


Vi sembrerà strano, dopo aver letto di una vita disordinata
piena di alcool, visite alle patrie galere, ed altro,ma Buk 
leggeva molto.
I suoi preferiti? John Fante, Céline, Dostoevsky,
Cechov, Kafka, D.H.Lawrence, Salinger, Henry Miller,
John Thurber.

E sapete come e quando scriveva?
Dopo cena, nella sua camera, seduto alla sua macchina da scrivere, accanto ad un cartone di birra. Scriveva almeno 2 o 3 sere a settimana, e questo era il suo diletto.
Scriveva con la radio accesa, per ascoltare i suoi autori
preferiti di musica classica.
Ora lascio a voi la ricerca degli altri titoli di Buk, se
vi interessano, tanto è facile reperirli su Internet.
Voglio solo dirvi quali sono i miei 2 racconti preferiti:
Un'amabile storia d'amore, e La più bella donna
della città
.

Bukowski era un ubriacone.Un ubriacone è portato a perdere facilmente la testa e spesso ad essere violento.
Io non so come si comportasse nella realtà quest'uomo con le donne, ma questi 2 racconti sono pieni di dolcezza e malinconia nel descrivere due donne particolari.

Cosa mi ha portata e quasi costretta, dopo aver
letto il primo libro di questo autore a leggerne tanti altri?

Da molti critici è considerato uno dei più grandi autori
americani
. Ed è vero che scrive bene e in un suo modo
particolare, anche se forse il giudizio sopra riportato è un
po' eccessivo.
A volte, con i suoi racconti, rende quasi seducente la
vita di un barbone, ti instilla il dubbio che la libertà
interiore sia possibile solo al di fuori delle convenzioni
sociali, anche se in questo modo perderesti tutte le
protezioni che la comunità può darti.


Una curiosità: Bukowski scriveva bevendo. Raymond
Carver
invece, altro grande della Letteratura americana
scrisse i suoi migliori racconti, dopo aver smesso di bere.




















 

 
La poesia del lunedi: Bukowski primo amore



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