Allora Ettore capì nel suo cuore e così disse:
"Ahimé, certo gli dei mi chiamano a morte:
credevo che mi fosse vicino l'eroe Deifobo,
ma è dentro le mura, e mi ha ingannato Pallade Atena.
Ora mi è accanto la morte crudele, non è lontana,
non è inevitabile: da qualche tempo questo volevano
Zeus e il figlio di Zeus, l'arciere, che prima benignamente
mi proteggevano, e adesso il destino m'ha colto.
Ma non voglio morire senza lotta né onore,
bensì facendo qualcosa di grande, che anche i posteri ricorderanno".
Dette queste parole, sguainò la spada acuta
che gli pendeva al fianco, grande, robusta;
prese lo slancio e attaccò, come l'aquila alta nel cielo,
che piomba sulla pianura attraverso le nuvole oscure,
per prendere qualche agnello tenero, o qualche timida lepre:
così Ettore si scagliò, agitando la spada acuta,
e anche Achille si mosse, l'animo pieno di furia
selvaggia...
(traduzione di G. Paduano)
da: ALFONSO BERARDINELLI, 100 poeti, Itinerari di poesia, Oscar Saggi Mondadori, 1997.
"Siamo a metà del XXII canto dell'Iliade...è il momento del duello tra Ettore e Achille, e della morte di Ettore...l'esito del loro scontro sarà decisivo per la sorte di una guerra che dura da quasi dieci anni...mentre lo scontro tra i due è in corso, Ettore si accorge che la dea Atena stessa sta intervenendo contro di lui...
La certezza della morte spinge Ettore a combattere per salvare la propria memoria tra coloro che verranno...
Simone Weil, nel libro "La Grecia e le intuizioni precristiane" ...oppone l'Iliade alla cultura romana e a quella ebraica, nelle quali dominio politico e fanatismo monoteista non lasciano quasi spazio ad altro.
La storia greca è cominciata con un delitto atroce, la distruzione di Troia.
Lungi dal gloriarsi di questo delitto...i Greci furono ossessionati da quel ricordo...Vi attinsero il sentimento della miseria umana..."
Ho trovato molto interessanti queste annotazioni. Ma quello che mi ha più colpito è come l'autore ha raccontato le emozioni di Ettore.
Ettore che si accorge di star per morire, abbandonato da chi pensava lo avrebbe aiutato, perché nel duello con Achille sa di non avere molte speranze.
E, in pochi istanti, deve accettare la sua fine e decidere di lottare per una morte dignitosa, da combattente.
Non amo la guerra, ma questa è una situazione che può riproporsi a tutti noi in una situazione conflittuale: tentare di sfuggire o accettare un rischio importante per tener fede a ciò in cui si crede.
domenica 24 settembre 2017
la poesia del lunedì - Omero, dal XXII canto dell'Iliade
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