domenica 1 marzo 2009

Israele e Palestina

Recentemente il mio gruppo di lettura ha discusso molto del lungo conflitto tra Israele e Palestina.

Avevo scritto alcuni pensieri in occasione del'elezione di Barak Obama, vedi il post Obama, Israele e Palestina

Di fronte ad alcune tesi che mi sembravano troppo spalmate in difesa di Israele, ho cercato di documentarmi.
E
sono rimasta colpita da quanto afferma Ettore Masina, un vecchio giornalista che ha lavorato in Rai. vedi www.ettoremasina.it , in particolare dal suo articolo-lettera Gli aquiloni di Gaza.

Cosa dice Masina?
Che la guerra continua tra israeliani e palestinesi è una tragedia alimentata dalla disinformazione: l'opinione pubblica internazionale, condizionata dalla propaganda israeliana, non porge orecchio ai diritti e alla libertà negati ai palestinesi.

Masina ripercorre quindi la storia di questo angolo di terra, così importante per la pace del resto del mondo.

Ci ricorda che dopo la prima guerra mondiale, e la disgregazione dell'impero ottomano, le Grandi Potenze ridisegnarono la carta geopolitica dell'area.
Su pressione del movimento sionista,
si cominciò a progettare uno stato ebraico da erigere nelle antiche terre dei Patriarchi e dei Profeti.

Subito dopo la seconda guerra mondiale,
la cattiva coscienza dell'Europa e degli Stati Uniti per non aver impedito il genocidio ebraico aiutò a tradurre il progetto in realtà:
fu la realizzazione di un sogno per gli ebrei, ma una sciagura per gli arabi.

Il nuovo stato fu insediato non in una regione semi-deserta, come sostenuto dalla propaganda sionista, ma in una zona popolosa.

Grandi masse di arabi furono costrette all'esodo
dalle terre in cui erano nate e avevano vissuto i loro avi.

Alla crescente opposizione palestinese si contrappose un feroce terrorismo sionista.

Sembrò che l'aver vissuto la Shoah potesse permettere ai superstiti qualunque crudeltà. Questa legittimazione della violenza venne sostenuta dai mass-media vicini alla ricca diaspora ebraica negli Stati Uniti.

Qual era nel frattempo la situazione dei Palestinesi ?
Una parte di loro costretta in altri stati come la Giordania, altri divenuti profughi, altri ancora divenuti minoranza priva di qualunque potere politico all'interno del nuovo stato ebraico.

Nonostante ciò l'opinione pubblica occidentale introiettò la convinzione che il nuovo stato fosse un caposaldo della civiltà bianca nel Medio Oriente.
Le guerre dei regimi arabi contro lo stato ebraico rinforzarono l'immagine di un piccolo Israele minacciato da una valanga di nemici e quindi costretto all'uso della forza.
Pochi si accorsero che col passare del tempo questa immagine non rappresentava la realtà, per il crescente appoggio prestato dagli Stati Uniti allo stato ebraico, che attualmente possiede il quinto esercito della terra , e un rilevante armamento nucleare.

Chi sostiene che è giunto il momento di chiedere ad Israele un sincero assenso ad una pace che garantisca giustizia ai palestinesi, è messo a tacere con l'accusa di antiebraismo. Anzi qualche volta l'accusa è di antisemitismo: i filo-israeliani meno colti non sanno neppure che anche i palestinesi sono semiti.

Le sconfitte arabe hanno di fatto consegnato ad Israele l'intera area destinata, secondo i progetti dell'ONU, ad uno stato palestinese.
Israele si è trasformata in una potenza coloniale che opprime un popolo sempre più disperato con continue violazioni dei diritti umani, e hanno vita durissima i pacifisti israeliani costruttori di ponti fra i due popoli.

Non mancano responsabilità da parte palestinese: traditi dai paesi arabi, con una dirigenza politica frammentata e a volte corrotta, provocati in continuazione dall'esercito israeliano, gli abitanti dei territori occupati hanno commesso anche loro molti errori. Il terrorismo con cui hanno reagito alla disperazione, è in ogni caso criminale.

Ma contro il terrorismo vero e presunto: punizioni collettive consistenti in case abbattute, blocchi stradali che isolano villaggi e città per giorni e giorni, impedendo l'accesso anche alle ambulanze, uso della tortura, imprigionamento dei ragazzi, chiusura delle scuole, sradicamento degli uliveti, fonte di sostentamento per la popolazione contadina, erezione di un muro che attraversa i paesi e isola i villaggi dai campi, sequestro di terre per darle ai coloni armati.

Nello stato ebraico sono presenti forze politiche che sognano di costringere gli arabi ad un esodo definitivo dalla loro terra;
altre forze più numerose che premono per la costruzione di un regime di apartheid affidato all'esercito;
altre ancora disponibili alla creazione di uno stato arabo, ma a pelle di leopardo: isole palestinesi all'interno dello stato israeliano, collegate da esili corridoi.
Queste forze hanno sempre lavorato contro ogni piano di pace.

Durante l'offensiva delle scorse settimane, i generali sapevano bene che stavano compiendo un macello, bombardando dal cielo e dal mare, e invadendo direttamente una stretta striscia di terra con 2500 persone per km2, ove una metà della popolazione ha meno di 15 anni.




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