Ho appena finito di leggere La libreria del buon romanzo, di Laurence Cossé, autrice francese di successo.
E' la storia di un uomo e una donna, dalle storie personali molto diverse, che uniscono i loro sforzi per aprire la loro libreria ideale. E cioè una libreria in cui vengano venduti solo i romanzi-capolavoro, classici o nuovi che siano.
Quale amante della letteratura, dice la quarta di copertina, non ha mai sognato di aprire la sua libreria?
Arrivata ad un terzo della lettura, stavo rinunciando a proseguire: molto faticose le descrizioni alternate di alcuni personaggi.
Di salto in salto, arrivata circa a metà, sono stata presa dal racconto e l'ho finito in poche ore.
Il racconto si era trasformato in un giallo: chi stava tentando di boicottare, anche in maniera violenta la libreria che voleva rilanciare i libri belli, quelli che meritano di rimanere nel tempo e che regalano qualcosa di speciale al nostro spirito?
Solo che nel libro si pongono domande, si seguono piste, e alla fine si lascia tutto nell'indefinitezza, forse per mancanza di idee.
Di salto in salto, arrivata circa a metà, sono stata presa dal racconto e l'ho finito in poche ore.
Il racconto si era trasformato in un giallo: chi stava tentando di boicottare, anche in maniera violenta la libreria che voleva rilanciare i libri belli, quelli che meritano di rimanere nel tempo e che regalano qualcosa di speciale al nostro spirito?
Solo che nel libro si pongono domande, si seguono piste, e alla fine si lascia tutto nell'indefinitezza, forse per mancanza di idee.
Purtroppo il libro che parla di una libreria fatta solo di libri belli, è proprio uno di quelli che i nostri librai avrebbero scartato, uno di quei libri che si fa leggere, ma solo per passare un po' di tempo.
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