Durante l'estate, per rilassarmi, leggo sempre qualche giallo. Quest'anno ho letto qualcuno dei libri di Carofiglio degli anni passati.
Mi sono piaciuti abbastanza. Chiaramente l'autore, essendo stato un magistrato, conosce bene l'ambiente. Inoltre mi è sembrato dotato di grande sensibilità.
E poi, avendo sentito parlare del Premio Strega, ho deciso di leggere anche il libro con cui Carofiglio vi aveva partecipato, e cioè Il silenzio dell'onda.
Mi è piaciuto meno dei precedenti, che secondo me risultavano arricchiti dalla cornice poliziesca.
Mi è piaciuto meno dei precedenti, che secondo me risultavano arricchiti dalla cornice poliziesca.
E' di qualche giorno fa la polemica di Carofiglio, che ha citato in giudizio chiedendogli 50.000 euro di risarcimento, Ostuni, che è l'editor del suo concorrente Trevi allo Strega.
Ostuni aveva affermato sul suo profilo Facebook che Carofiglio era uno scribacchino mestierante.
Ostuni aveva affermato sul suo profilo Facebook che Carofiglio era uno scribacchino mestierante.
Non mi dilungo più di tanto: si capisce che le critiche fanno male a chiunque, però il diritto di critica è sacro.
Chiedere un risarcimento pecuniario è un'intimidazione: se non ho i soldi è chiaro che non sarò più libero di scrivere quello che penso veramente.
Chiedere un risarcimento pecuniario è un'intimidazione: se non ho i soldi è chiaro che non sarò più libero di scrivere quello che penso veramente.
Ostuni sarà stato pure tranchant nel suo modo di esprimersi, ma una reazione come quella di Carofiglio non me la aspettavo da un senatore PD, a cui non piacevano i bavagli che tentava di mettere Berlusconi.
Incuriosita dalle recensioni sui giornali, ho approfittato del mio compleanno per farmi regalare Qualcosa di scritto di Emanuele Trevi.
Il libro è un lungo racconto di un'esperienza fatta una ventina di anni fa, al Fondo Pasolini, gestito da Laura Betti.
Il suo compito era quello di raccogliere e ordinare una serie di interviste concesse dallo scrittore ai giornali.
Trevi parla delle difficoltà incontrate nel rapporto quotidiano con la Betti, donna eccessiva in tutto, che continuamente lo aggrediva con commenti cattivi, chiamandolo zoccoletta (pare che avesse l'abitudine di rivolgersi con epiteti femminili a tutti i maschi con cui si trovava ad interagire, tranne che a Pasolini), innamorata dello scrittore scomparso, di cui voleva a tutti i costi preservare la memoria e ribadirne il valore.
Trevi racconta che, nonostante queste difficoltà, aveva deciso di restare perché la Betti era un concentrato di esperienze e conoscenze che automaticamente avrebbe riversato su di lui. L'esperienza al Fondo insomma si sarebbe risolta in un vero e proprio itinerario conoscitivo avente per oggetto Pasolini stesso, e in particolare Petrolio, il suo ultimo libro.
Ho sempre provato, per Pasolini, insieme interesse e non-accettazione. Dell'intellettuale, ho apprezzato la persuasione
che ci sia stata una trasformazione in qualche modo guidata dell'Italia
in un paese non più creativo, ma reso schiavo attraverso il consumismo.
L'ho sempre percepito come un uomo in lotta con se stesso. Ma non ho mai potuto accettare il suo comportamento nei riguardi dei ragazzi che induceva a prostituirsi.
Trevi fa un riassunto di questo lungo, strano e incompiuto libro, ordinato non per capitoli ma per appunti.
Petrolio è ritornato alla ribalta qualche tempo fa per la storia, vera o falsa non sappiamo, raccontata da Dell'Utri dell'appunto famoso che sarebbe stato sottratto dopo la morte dell'autore, durante un'incursione dei ladri in casa Pasolini.
In questo appunto si immagina che ci fossero rivelazioni pericolose sul caso Mattei: Lampi sull'Eni, era il nome dell'appunto.
Da qui parte qualche commento sull'omicidio di P.P.P. , e sulla diatriba che divide letterati e commentatori, se lo scrittore sia stato ucciso durante una delle sue notturne incursioni alla ricerca del piacere, o se sia stato un omicidio ordinato da qualche potere forte, arrivato a sospettare che l'intellettuale Pasolini avesse in mano qualche rivelazione pericolosa.
A favore della prima ipotesi stanno le abitudini sessuali di Pasolini, omosessuale che non accettava la sua omosessualità. Arbasino parla di pederastia, in quanto Pasolini era attratto dai ragazzi eterosessuali delle borgate.
A favore della seconda ipotesi stanno le numerose incongruenze nelle indagini, e l'aver passato sotto silenzio testimonianze e riscontri molto importanti, che andavano in senso diametralmente opposto a quello dell'omicidio commesso dal solo Pelosi, all'epoca anche minorenne, contro il fisicamente forte Pasolini.
Trevi sembra prendere posizione contro la teoria dell'agguato preordinato.
La morte di Pasolini, e Petrolio, sarebbero la testimonianza estrema della sua ricerca di conoscenza attraverso il sesso. Negli ultimi tempi sembra fosse passato da un atteggiamento di machismo, ad una ricerca di essere violentemente sottomesso.
Sembra identificasse il comportamento sessuale attivo con il male, il possesso, il capitalismo che rende schiavi.
Quindi il bene sarebbe stato l'atteggiamento passivo, forse femminile. Insomma una specie di viaggio iniziatico alla ricerca dell'altro da sé.
Sembra identificasse il comportamento sessuale attivo con il male, il possesso, il capitalismo che rende schiavi.
Quindi il bene sarebbe stato l'atteggiamento passivo, forse femminile. Insomma una specie di viaggio iniziatico alla ricerca dell'altro da sé.
Una posizione del genere verrebbe però a negare la ricerca, da parte di Pasolini, sia nel libro che nella vita, di una verità storica e politica di quanto successo in Italia dagli anni '60 in poi, i complotti, le stragi e tutto il resto.
E contro questa posizione si scaglia la studiosa Carla Benedetti. Qui metto il link ad un suo articolo su una rivista on-line:
Pasolini e la gogna mediatica
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