Un giardino all'italiana di circa 7 ettari, ricco di siepi, che in origine dovevano costituire un vero e proprio labirinto.
Con viali arricchiti da statue.
Peccato che il terreno non sia in condizioni perfette e che alcune piante e alberi abbiano dei problemi che si sta
tentando di affrontare.
In un angolo del giardino c'è una voliera in muratura affrescata, quasi un trompe-oeil che dà l'impressione di una serra.
Tra i molti disegni di animali, contiene la prima rappresentazione in Europa del tacchino, portato dalle Americhe da Cristoforo Colombo.
Fu Napoleone Bonaparte nel 1803 a fare di Villa Medici la residenza dell'Accademia di Francia, fondata da Luigi XIV.
La Villa ospita un certo numero di borsisti che vengono in Italia per approfondire l'arte pittorica e la musica.
L'Accademia ha avuto molti direttori illustri tra cui Ingres e Balthus.
Balthus, che è tra l'altro uno dei miei pittori preferiti, tra il 1966 e il 1977 portò avanti il restauro della Villa e del giardino.
Secondo alcune voci, non ci fu uniformità di giudizio sul suo modo di procedere.
Immaginate delle stanze cardinalizie piene di arazzi e tappeti colorati, oro e rosso, che il nostro pittore trasformò in ascetiche stanze monacali.
Procedendo nella visita del giardino, su uno spiazzo erboso ci imbattiamo in un gruppo di statue di gesso, riproduzioni di statue antiche che Balthus fece preparare per rappresentare la leggenda dei Niobidi.
Niobe, figlia di Tantalo, era orgogliosa di aver procreato sette figlie e sette figli. Ben più della dea Latona, che ne aveva procreati solo due: Diana ed Apollo.
Ma proprio ai due la dea dette l'incarico di vendicare l'onta infertale dalla superba e vanagloriosa Niobe, uccidendoli
tutti.
Infine, andiamo a visitare la gipsoteca, cioè le statue di gesso eseguite dai borsisti, copiando la statuaria dell'antica Grecia.
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