di notte mi siedo sul letto e t'ascolto
russare
t'ho incontrata in un'autostazione
e ora guardo con stupore la tua schiena
bianca fino alla nausea macchiata
di lentiggini infantili
mentre il lume rovescia l'insolubile
dolore del mondo
sul tuo sonno.
non posso vedere i tuoi piedi
ma devo credere che sono
piedini deliziosi.
a chi appartieni?
sei vera?
penso a fiori, animali, uccelli
sembrano tutti più che buoni
e così chiaramente
reali.
ma non puoi fare a meno di essere
una donna. siamo tutti destinati
a essere qualcosa, il ragno, la cuoca,
l'elefante. è come se ciascuno fosse
un quadro, appeso al muro
in qualche galleria.
- e ora il quadro si gira
sulla schiena, e sopra il gomito piegato
posso vedere mezza bocca, un occhio
e quasi un naso.
il resto di te è nascosto
invisibile
ma io so che sei
un'opera moderna,
contemporanea
forse non immortale
però ci siamo amati.
continua a russare
ti prego.
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