Ho sentito parlare di Elena Ferrante da vari anni.
La scrittrice si nasconde dietro l'anonimato, lasciando
che a parlare per lei siano i suoi libri.
Questo ha chiaramente dato la spinta sui giornali ai
tentativi di scoprire chi veramente essa sia.
E dal momento che i suoi libri hanno un'ambientazione
napoletana, si è pensato,di volta in volta, che potesse
essere identificata in Domenico Starnone, o in sua
moglie Anita Raja, o in Fabrizia Ramondino.
La Ferrante ha esordito nel 1992 con L'amore molesto,
da cui il regista Mario Martone ha tratto un film nel 1995,
interpretato da Anna Bonaiuto.
Questo di cui voglio parlare è il suo ultimo libro e si
intitola L'amica geniale.
E' ambientato negli anni '50, in un rione di una
difficile periferia napoletana.
Confesso che mentre leggevo sono stata
tentata di abbandonare il libro, era molto
forte su di me il riflesso emotivo di ciò che
veniva raccontato. Anch'io sono originaria della
Campania: i miei genitori non erano benestanti
e si sono trasferiti a Roma per lavoro quando io
avevo 2 anni, ma la Campania Napoli e i suoi dintorni
hanno conservato un posto importante nella mia
identità .
Il libro, dicevo, è ambientato in una periferia difficile
di operai, artigiani, piccoli impiegati e camorristi con
cui bisogna sempre fare i conti: di essi si ha paura,
ma a volte a loro si ricorre per bisogno.
E' la storia di due bambine, e poi ragazze: Lila e Lenuccia ,
così si chiamano le due amiche tra di loro.
E' la storia particolare e coinvolgente di un'amicizia,
anche se la parola non contiene tutto quello che questo
rapporto significa per loro.
E' la storia della loro difficile, pur se fortissima amicizia,
e della loro evoluzione da bambine in ragazze.
Sono due persone intelligenti sensibili e ricche di
potenzialità intellettuali.
Ognuna delle 2 invidia l'altra: si fa a chi è più brava e
dotata, tanto che non si capisce chi sia l'amica geniale
del titolo.
E' anche la storia di un percorso, si potrebbe dire alla
junghiana, di individuazione della propria identità e di
affermazione delle proprie capacità .
Un percorso per entrambe le ragazze molto difficile.
Immaginatevi una famiglia povera degli anni '50 in
estrema periferia, posta di fronte alla richiesta
dell'insegnante elementare di far continuare a studiare
una ragazza.
A parte le difficoltà economiche, qui si trattava anche
di decidere se impiegare soldi preziosi per la sopravvivenza
familiare per una figlia femmina, il cui destino naturale
sembrava essere quello del matrimonio: poi ci penserÃ
il marito.
Alla fine Lenuccia continuerà a studiare, mentre Lila
deciderà di sposarsi, in questo modo tagliando via
da sé una parte essenziale della sua identità :
vedi l'episodio in cui Lila va a portare alla maestra la
partecipazione di nozze, e la maestra fingerà di non
riconoscerla.
Quindi temi essenziali della Ferrante: Napoli e le donne.
Ma in questo libro ci sono tantissime altre cose.
Guardando le critiche ho trovato similarità e paragoni
con la scrittura di Simone de Beauvoir La donna spezzata,
con la Ortese, e con la Morante.
Non so, approfondirò, questo è il primo libro della
Ferrante che io abbia letto.
A proposito, l'autrice e i suoi editori e/o hanno
annunciato che il libro avrà un seguito o due.
Non l'ho mai letta (ma ho visto che questo libro ce l'ha mia sorella, e prima o poi me lo farò prestare). Avevo anche pensato di proporla per il gruppo di lettura.
RispondiEliminaSono curiosa di leggere il seguito. Anche se mi sembrava già una storia compiuta. ciao
RispondiEliminaSe ti interessasse leggerle, ti segnalo alcune recensioni: di Angelo Guglielmi http://www.edizionieo.it/recensioni_visualizza.php?Id=1332# (e altre ne trovi nella colonna di destra), e di Bia Sarasini http://www.societadelleletterate.it/magazine/2012/01/18/lavventura-di-lila-e-lenu-di-bia-sarasini/
RispondiEliminaCiao
Ho letto con interesse le recensioni che hai suggerito. Ho trovato quella di Guglielmi un po' ingenerosa. Comunque leggerò gli altri libri della Ferrante, così capirò meglio.
Eliminagrazie