Voglio parlare di Stefano Cucchi, il ragazzo arrestato qualche giorno fa per possesso di droga.
Abbiamo visto le sue immagini: occhi, mascella, schiena e addome sfondati. E' chiaro a tutti che non si è procurato da solo le lesioni mortali, non è caduto dalle scale.
Non so se sia stato legittimo l'arresto, se fosse possibile evitarlo, se la quantità di droga trovata nelle sue tasche fosse solo per uso personale, o ne vendesse anche un po'.
Non credo sia questo il problema, o almeno non solo questo.
Il problema è che un cittadino ha il diritto di entrare vivo in carcere, e di uscirne vivo e non torturato.
Ho atteso a lungo prima di scrivere questo post, mi faceva troppo male pensare ad un ragazzo, probabilmente picchiato più volte e con tremenda brutalità. Pensare che gli è stato vietato di parlare col suo avvocato, com'era suo diritto, avvocato che avrebbe potuto controllare ciò che stava accadendo.
Mi fa male e orrore pensare al suo dolore fisico e morale: impossibilità di camminare, dolori intollerabili alla schiena, alla pancia e alla bocca, occhi che forse non vedono più.
Costretto a morire da solo.
Ho letto sulla stampa, e in un rapporto dell'associazione Antigone, che picchiare i detenuti è un'abitudine in alcune strutture carcerarie.
Siamo in una situazione politica strana, attualmente. Si è parlato di deriva della democrazia; potrebbe diventare comune il ripetersi di comportamenti ingiustamente repressivi, giustificandoli con la presunta pericolosità di alcuni individui.
Sul rapporto di Antigone si legge che in molte carceri si vive in maniera disumana: stanzette di 8 metri quadri che ospitano un numero spropositato di detenuti; in un caso, su un'isola credo, ho letto di celle sotterranee umide e fatiscenti, senza finestre.
Non è un caso che i suicidi aumentino.
Ma io volevo fare un cenno anche al personale carcerario:non credo siano tutte persone violente, penso che siano delle vittime anch'essi.
Lavoratori costretti a turni massacranti, costretti a tener buoni in qualche modo i detenuti che si affollano in luoghi immondi. E' una spinta a sfogarsi su chi è più debole.
E infatti la musica è molto diversa in quelle carceri in cui viene data una speranza di lavoro e recupero sociale ai detenuti.
Il rapporto di Antigone mette in risalto anche un altro problema: i detenuti affollano le carceri perché si arrestano inutilmente delle persone.
Se ho letto bene un 15/20 per cento di detenuti sono clandestini espulsi, ritrovati sul nostro territorio. Addirittura a volte si trattengono in carcere delle persone extracomunitarie in attesa di verifiche, perché non c'è certezza di domicilio.
Antigone si oppone alla soluzione prospettata dalla politica: costruire altre carceri, e siccome non ci sono soldi, farle costruire ai privati in cambio di speciali concessioni o di spazi da sottrarre alle carceri, già così carenti.
Le misure alternative alla detenzione non sono prese in reale considerazione.
P.S. Penso che dovremmo riflettere sul fatto che, in linea teorica, non abbiamo alcun diritto di uccidere o punire un altro essere umano per i suoi comportamenti.
Purtuttavia, in pratica, siamo obbligati a privare della libertà un individuo o un gruppo se mette in atto comportamenti lesivi o pericolosi per la società.
Solo questo può giustificare il fatto di privare della libertà un'altra persona. Ma attenzione: della libertà, non della vita o della dignità.
Non so se sia stato legittimo l'arresto, se fosse possibile evitarlo, se la quantità di droga trovata nelle sue tasche fosse solo per uso personale, o ne vendesse anche un po'.
Non credo sia questo il problema, o almeno non solo questo.
Il problema è che un cittadino ha il diritto di entrare vivo in carcere, e di uscirne vivo e non torturato.
Ho atteso a lungo prima di scrivere questo post, mi faceva troppo male pensare ad un ragazzo, probabilmente picchiato più volte e con tremenda brutalità. Pensare che gli è stato vietato di parlare col suo avvocato, com'era suo diritto, avvocato che avrebbe potuto controllare ciò che stava accadendo.
Mi fa male e orrore pensare al suo dolore fisico e morale: impossibilità di camminare, dolori intollerabili alla schiena, alla pancia e alla bocca, occhi che forse non vedono più.
Costretto a morire da solo.
Ho letto sulla stampa, e in un rapporto dell'associazione Antigone, che picchiare i detenuti è un'abitudine in alcune strutture carcerarie.
Siamo in una situazione politica strana, attualmente. Si è parlato di deriva della democrazia; potrebbe diventare comune il ripetersi di comportamenti ingiustamente repressivi, giustificandoli con la presunta pericolosità di alcuni individui.
Sul rapporto di Antigone si legge che in molte carceri si vive in maniera disumana: stanzette di 8 metri quadri che ospitano un numero spropositato di detenuti; in un caso, su un'isola credo, ho letto di celle sotterranee umide e fatiscenti, senza finestre.
Non è un caso che i suicidi aumentino.
Ma io volevo fare un cenno anche al personale carcerario:non credo siano tutte persone violente, penso che siano delle vittime anch'essi.
Lavoratori costretti a turni massacranti, costretti a tener buoni in qualche modo i detenuti che si affollano in luoghi immondi. E' una spinta a sfogarsi su chi è più debole.
E infatti la musica è molto diversa in quelle carceri in cui viene data una speranza di lavoro e recupero sociale ai detenuti.
Il rapporto di Antigone mette in risalto anche un altro problema: i detenuti affollano le carceri perché si arrestano inutilmente delle persone.
Se ho letto bene un 15/20 per cento di detenuti sono clandestini espulsi, ritrovati sul nostro territorio. Addirittura a volte si trattengono in carcere delle persone extracomunitarie in attesa di verifiche, perché non c'è certezza di domicilio.
Antigone si oppone alla soluzione prospettata dalla politica: costruire altre carceri, e siccome non ci sono soldi, farle costruire ai privati in cambio di speciali concessioni o di spazi da sottrarre alle carceri, già così carenti.
Le misure alternative alla detenzione non sono prese in reale considerazione.
P.S. Penso che dovremmo riflettere sul fatto che, in linea teorica, non abbiamo alcun diritto di uccidere o punire un altro essere umano per i suoi comportamenti.
Purtuttavia, in pratica, siamo obbligati a privare della libertà un individuo o un gruppo se mette in atto comportamenti lesivi o pericolosi per la società.
Solo questo può giustificare il fatto di privare della libertà un'altra persona. Ma attenzione: della libertà, non della vita o della dignità.
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